venerdì 13 settembre 2013

Per ogni sua distrazione o tenerezza.

Oggi sono un po' distratta. Sarà il tempo, sarà il sonno, saranno i pensieri...
Sta di fatto che da quando mi sono alzata ad ora, ho inanellato una serie di piccole stronzate di quelle che o ridi di te o te la prendi col mondo.

Nel mio caso ho riso di me. E lo farò anche in questo sito raccontando gli eventi.
(Oltretutto stasera ho cucinato un cheesecake buonissimo e ho pensato che fosse la degna conclusione della giornata)

Parto dall'inizio....
Come tutte le mattine vado in ufficio in bici.
Quindi mi preparo indossando ciclisti, maglietta sportiva, pantaloncini e scarpe.
Tutto- rigorosamente -Adidas.
Esco ogni mattina con tre strisce  continue sui lati del corpo, dalle spalle ai piedi, così sembro una strada provinciale con divieto di sorpasso.
Stamattina però i miei ciclisti Adidas non ci sono. Spariti, scomparsi, inghiottiti dalla casa.
I pantaloncini alternativi sono stesi al sole ma ancora bagnati.
Devo ripiegare sulla terza scelta tra i calzoncini delle mie partite di calcetto.
Li indosso e sembrano quelli di una dodicenne grassa: mi ricordo perché non li metto mai.
Il risultato è che faccio cagare. Mi consolo pensando che sarà solo per il tratto in bici e che in ufficio mi cambierò.

Preparo quindi insieme, anche uno zainetto con il cambio da ufficio stile "donna in carriera" americana. Che nel mio caso poteva essere al massimo "donna in corriera" ma vabbè.
Finora l'ho fatto d'estate, quindi niente calze e maglioni pesanti.
Penso che tra 3 mesi attaccherò un trolley alla ruota posteriore: bici con rimorchio.
Tipo quelle dei vecchi, a triciclo.
Da non disdegnare! Visto che mio nonno ce l'aveva e ci faceva la spesa benissimooo!!!

Sto divagando. Dicevo: preparo lo zaino con vestito e scarpe, vado a salutare il gatto ed esco.

Cantina-bici-strada.

Fischietto, fatico in salita e prendo troppo vento in discesa come tutti i giorni.
A tre quarti di strada mi sento più leggera del solito. Sorrido felice e mi complimento per la mia tenacia ciclistica.

 Poi realizzo: lo zainetto con il cambio da ufficio è a casa.

Quindi per l'ufficio indosserei : canottiera azzurra a coste,  pantaloncini da calcetto blu con le strisce rosse da carabiniere, fantasmini grigi  e scarpe nere, maglietta grigia a maniche lunghe con cappuccio.
Ho una mise da arresto: oltraggio al buongusto pubblico.

Mi sento svenire ma sono troppo lontana per tornare indietro.
Decido di fermarmi all'Oviesse per comprare due stracci.

Parcheggio la bici attaccandola all'unico palo disponibile nei dintorni dello store. Vicino al palo c'è fermo uno scooter legato. Non ci penso e ci passo accanto per sistemare bene la bici. Lo scooter ha probabilmente appena parcheggiato. La marmitta bollente mi si stampa sul polpaccio.
Tatuaggio da adesivo di "Cioè" titolato " amore a tutto gas".

Entro da Oviesse e inizio la ricerca spasmodica di cose al di sotto dei 15 euro.
Trovo: un paio di leggins neri a pois bianchi, una canotta nera con merletto di un pizzo talmente sintetico che quando la butti, la puoi mettere nel bidone della plastica. Mi assesto su una taglia M per non sbagliare.

Osservo i miei acquisti: ecco che rivedo in me la pischella anni '80. I pois. Cazzo.
Avevo giurato che non li avrei più rimessi. Sembra un pigiama della Benetton! Moda beffarda!

Arrivo in ufficio e provo a cambiarmi. Infilo i leggins anzi i pantacollant, la cano...la canot...cazzo è enorme! Ma è una M! Com'è possibile? E' possibile se non ti accorgi di aver comprato la M ma nel reparto "Taglie calibrate".

Quindi la mia migliorata mise da ufficio è: una maglietta grigia con cappuccio parzialmente sudata, un paio di leggins neri a pois bianchi, fantasmini grigi e scarpe nere.

Sono una cosa di una bruttezza rara. I leggins coi pois...che alle caviglie rimangono pois e sulle cosce sembrano palle da ping pong...la maglietta grigia sportiva con una chiazza di varechina sulla manica, i fantasmini grigi che non si sa perché li chiamino fantasmini, visto che SI VEDONO!

In confronto il pigiama sarebbe stato un abito da sera. Che poi è un abito da sera il pigiama, no?
Sono mischiata come se ogni parte del corpo fosse di un umore diverso.
O, come dico alla mia amica Irene quando esce da calcetto, sembro vestita con "gira la moda".

Sono le 10.00 e tutto va male, verrebbe da dire. Ma io rido.
L'unica mia consolazione è pensare che uscirò alle 13.00 per cambiare la canottiera.
I miei colleghi, abituati a vedermi coi vestiti e i tacchi (o le zeppe), oggi si soffermano ad osservarmi.
Sono costretta a spiegare il mio incidente, sempre ridendo.
Continuo in ogni caso a vergognarmi: questi leggins nascondono un terribile stereogramma, basta guardarli a fondo per vedere oltre ai pois, la mia cellulite.

All'ora di pranzo fuggo di nuovo all'Oviesse per cambiare la canottiera con pizzo super-acrilico.
Anche la cassiera mi prende in giro per non essermi accorta che ero nel reparto taglie forti.
In ogni caso, cambio l'errore con un tubino nero elastico lungo fino alle ginocchia. Aggiungo una cinta fine con borchie a forma di cuore alternate a borchie normali. Totale: 30 euro.
Sia ringraziato il consumismo.

Salgo da Bata, negozio di scarpe incorporato in Oviesse per cercare le infradito a 5 euro, tipo quelle con gli strass. Difficile? Tentar non nuoce.
Invece trovo sandali abbastanza brutti che, di totale plastica salvo il tacco, costano scontati 30 euro da 60.
A metà settembre! Dovrebbero fallire.
 Cerco anche tra le scarpe dei bambini.
Sfioro la ciabattina di Hello Kitty che non mi aggiudico per un numero: se devo essere trash anni '80, lo faccio bene! Ma appunto, c'è solo il 35/36.

Alla fine torno in ufficio con le mie scarpe da ginnastica  e senza infradito e mi cambio convinta di sembrare decente.
Mi sbaglio di grosso. E in questo caso il grosso sono io. Il vestito, che ho preso  taglia L per non farmi le forme, aderisce che sembro sottovuoto. Si vede l'elastico dei leggins, le tette muoiono soffocate, mi si sblusa la pancia e inoltre le scarpe da ginnastica sotto ci stanno così tanto male che sono tentata di girare scalza.
Il primo giorno di ciclo non c'è niente di peggio che sentirsi vestita male.
In ufficio però sembra andar meglio, il vestito aderente aiuta.

La giornata lavorativa finisce e per autopunizione decido di tornare a casa in bici vestita così: brutta e scomoda, pronta a beccare il commento "nun s'è arresa ai 40 e pensa ancora de sta ar liceo", o una cosa del tipo "c'hai i leggins coi piatti disegnati?" o "ma la scritta -good year- sul fianco che pari un dirigibile?" o un semplice "Te prego no".
Che è poi tutto quello che ho detto o avrei detto io guardandomi.

In ogni caso, come morale, per il futuro, saprò ricordare che ( e mi pregio di lasciarlo ai posteri ):
se hai le tette grosse quello che c'è sotto non si vede.

Amen.

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