venerdì 15 giugno 2012

Novanta chili di libidine e bontà

Chi non è mai stato grasso o per lo meno, come si usa ipocritamente definire oggi, un po' sovrappeso, non può neanche provare ad immaginare in quale confuso stato  emozionale ci si possa ritrovare  quando, coricandosi nel letto  e adagiandosi sul fianco sinistro (quello giusto avrebbe detto Morgan) come ogni notte, si avverte uno strano e nuovo fastidio. Un qualcosa di simile a quando si cerca di leggere sdraiati  a pancia in giù, con i gomiti poggiati per sorreggere le spalle. Un qualcosa che è comunque legato a ciò che fino a poco tempo prima era impossibile avvertire: le ossa.

Ebbene sì, l'altra sera, dopo 3 mesi di dieta e 9,5 kg in meno, mettendomi a dormire, sdraiata sul fianco, i miei due malleoli e i miei due menischi si davano fastidio, si urtavano reciprocamente nella parte più dura del loro essere ossa.
Ho impiegato almeno un minuto per capire, realizzare che il motivo era che le ossa, ora, si sentono.
E non le solite ossa che stanno lì a mostrarsi a prescindere dalla  condizione fisica di chi sorreggono, tipo quelle del cranio, del gomito o delle falangi, ma quelle che una persona sovrappeso, di solito, scopre di avere solo quando si rompono.

Salvo masochisimi è raro che delle cose fastidiose siano piacevoli eppure... avrei volentieri dormito con quel dolore di ossa che toccano altre ossa tutta la notte, sentendomi felice per questo.

Felicità effimera, temporanea, fittizia, durata lo spazio di una notte, che mi ha fatto riflettere su me.

Perché chi è  grasso, chi è stato grasso e c'è ritornato o chi non c'è neanche tornato ma lo è stato da bambino, lo sarà per sempre.
Visione non certo ottimistica, lo capisco, che però riguarda uno stato della mente, non fisico!


Per far capire meglio, racconterò un aneddoto a cui non posso attribuire l'aggettivo "simpatico" che spesso si affianca, perché tutto è tranne che simpatico.
In prima media una bambina, con la quale facilmente si potrà intuire, non ho mai legato, fece una caricatura di alcuni dei suoi compagni, tra cui me, sulla lavagna, durante la ricreazione di uno dei primi mesi di scuola.
Io ero rappresentata, nel disegno, con un cerchio. Un cerchio coi capelli che lo coprivano quasi tutto tipo Cugino Itt. 

 Ebbene, è così che ancora mi vedo.

La mia simpaticissima compagnuccia santa ed adorata (prego notare la sottile vena ironica) non era certo Miss Quartiere Trieste ma manco Miss Scuola Media e manco Miss Sezione B, era piuttosto una discreta anonima  secca allampanata, alta un botto, senza forme (ma ricca) che non aveva nessuna intenzione di diventare un cigno ma tanto sicura di se' da permettersi il lusso di disegnare i difetti degli altri, i miei in questo caso,  senza timore di poter subire lo stesso trattamento.
A lei qualunque cosa avessero detto, non avrebbe cambiato nulla nello sviluppo della sua adolescenza, a me invece, fa vedere ancora nello specchio, un cerchio coi capelli.

Essere stati o essere grassi è una profonda limitazione della libertà mentale che, col tempo, sfocia in una plausibilissima scusa per non vivere (altresì detto "cane che si morde la coda").

Essere stati o essere grassi è una delle più belle coperte di Linus che l'inconscio abbia creato.

Essere stati o essere grassi fa arrivare a pensare che tutto ciò che si fa sia condizionato dal peso, perché è da quando si è bambino/a che le scelte compiute per proprio conto, lo sono.

Ginnastica artistica? No... ridicola.

Gonne a palloncino? No... ridicola.

Maschere da damina, principessa, fatina? No... ridicola.

Ma comunque "mangia a nonna, che sennò te deperisci".

Credo, immagino, che sia così per chiunque abbia un aspetto del fisico che differisca dalla condizione di bellezza classica ed oggettiva, un naso prominente, il seno piccolo, gli occhi a palla, le gambe corte, l'altezza, la gobba... tutto ciò che non sia supportato da altro quindi, siccome la triste adolescenza dei culi grossi è probabile che corrisponda bene o male alla triste adolescenza dei nasi grossi, delle tette piccole, dei capelli crespi, dell'altezza sotto la media ecc ecc non mi perderò in ovvie quanto dolorose  considerazioni su quanto ciò continui ad essere inutilmente inficiante nella mia vita di tutti i giorni, o quanto sia stata e sia ancora "il porto d'armi" per sfoggiare codardia senza sensi di colpa e ne prenderò alcuni aspetti, così, un po' per aiutare le ragazze che ci passano, un po' per terapia d'urto, per provare a vedermi almeno come un ovale,  per impare a conviverci con le ossa che si vedono e si sentono, non temendo lo sguardo degli altri ai quali ora appaio diversa e un po' perché l'arma migliore del mondo, per tutti i propri difetti  è l'autoironia.


Essere grassi fa sviluppare la simpatia. Così di te, prima di tutto, diranno "è simpatica". Se questo commento passa per una bocca femminile rivolto a persone dello stesso sesso, significa che puoi tranquillamente essere invitata nella loro comitiva perché tu sarai quella che fa ridere, loro quelle che rimorchiano, una fantastica esca, insomma. Se passa per una bocca maschile, gli auditori traducono immediatamente "è una cozza" e così puoi diventare un' ottima amica e sapere tutti i cazzi (in senso neanche troppo lato) loro.

Piano, piano impari a pensare come un uomo che però ha sto piccolo particolare delle tette, cominci a detestare la femminilità di chi ce l'ha innata e soprattutto la tua, a praticare sport che sviluppano i muscoli sbagliati, a non sapere quello che sanno tutte le donne: esserlo.


Ad oggi, con un settimo di me lasciato per strada, mi guardo allo specchio e vedo sempre e comunque una nana tarchiatella, Memole invecchiata o la Signora Minù con qualche anno di meno e ogni tanto sembra come se non avessi fatto nulla per migliorarmi e sentirmi meglio.
Quando si fa una dieta, appena si vedono i primi risultati si è portati a sgarrare e non perchè sia troppo complicato rinunciare al cibo, ma perché è troppo difficile affrontare il post, gli sguardi, il dover cambiare prima dentro che fuori.
Eppure adesso la sto trovando la forza per togliere il guscio e arrivare a dimagrire tanto da sentire le ossa e il tutto senza fare troppa fatica.

Il perché ora, il perché sia così, lo lascio al mio inconscio con il quale tenterò la strada della conciliazione (se scrivevo via me vedevo arriva' dritta, dritta a San Pietro) o la prescrizione per decadenza dei termini.

In ogni caso, siccome con qualche chilo in più nella giungla delle anoressiche e del sesso opposto, bisogna sopravvivere, fin quando non si trova la spinta VERA per cambiare, ecco quello che, dall'alto della mia esperienza di quasi quarant'anni di cui almeno la metà sovrappeso, posso tramandare ai posteri.

Funziona  un po' come la ricetta della nonna che a lei viene perfetta e a voi, per quanto la seguiate passo, passo, no ma con l'esperienza si può assumere un proprio stile e far diventare "L'A-U-T-O-I-R-O-N-I-A" la macchina dell'anno (è brutta, lo comprendo, ma non sapevo come chiudere).

In forma di elenco? In forma di elenco...

-Per commentare un vestito che starebbe bene solo ad una taglia molto inferiore alla propria non dire mai "mi evidenzia  il culo, le cosce, la pancia" o quello che sia ma imparare quattro o cinque paragoni esagerati che scatenano ilarità e spostano il problema, a seconda dei casi. Esempi:
invece di "mi fa vedere la pancia" dire "sembra che ho 'ngojato 'na ciambella co' tutta la testa de papera";
Mi fa il culo più grosso di quello che ho = co' 'na lampadina 'n mezzo a le gambe sembro 'n abat-jour. Mi ingrossa le cosce= si me becca Fiorucci nun arivo a Capodanno.
Sono troppo grassa per poterlo indossare=paro 'n sedici noni.

- Non rispondere mai "ma vedi d'anna' a fanculo" alle provocazioni anche velate delle  molto magre invidiose della tua prosperità di seno a cui però, fondamentalmente, fai schifo per tutto il resto (categoria di magre odiosissime le sicure di sè e snob). Tipo "ma tu sei bellissima così e con qualche chilo in meno saresti perfetta" oppure "beata te che sei COSI', io per quanto ci provo, non riesco ad ingrassare" perché si diventa immediatamente il loro bersaglio preferito. Piuttosto pensare nella testa a quello che vorreste dir loro, non so "se te fai la coda de cavallo pari 'na scopa" o "si era pe' te la Playtex falliva"  o "nun pijà la patente perchè vai a sbatte a la prima curva, visto che nun sai come so' fatte" o il classico "si te magni 'n'oliva me pari incinta" e dopo aver contato fino a cinque, rispondere compiacendo "Se vuoi facciamo a cambio!". A quel punto devono rispondere per forza "magari" sennò ti offendono e lì finisce tutto.

Ecco, a questo punto avevo pensato di aprire una lunga parentesi sul rapporto con gli uomini. Ma è troppo, troppo, troppo grande. Perché non si tratta semplicemente di scoperchiare un vaso di Pandora ingestibile ma di entrare in un ginepraio di se e ma che non porterebbe da nessuna parte e non servirebbe a nulla.
Perché la realtà è che poi, davanti ad un uomo del quale non ti senti all'altezza, ci sei tu. E avoja a di' che ce l'hai come tutte le altre, che le tette contano de più, che gli uomini non guardano la cellulite e un po' è pure sexy, che l'aspetto fisico vale all'inizio poi se sei na figa rompicojoni vai comunque a fanculo o che dopo 'na certa età non si guarda più come sei ma quello che sei!
Non serveee!!!
Perché, a parte il piccolo particolare che la figa rompicojoni ottiene tutto quello che vuole prima de esse mannata a fanculo, se sei convinta che la TUA nun la voja nessuno in quanto abbondantemente circondata di ciccia, neanche il feticista delle ciccioculone te fa' cambia' idea!

Quindi rinuncio, sperando che prima o poi scatti dentro ognuna, quel meccanismo che fa dire "Se non ti piaccio per quello che sono non sei degno di me". Capirai... avoja a Freud! Ma tanto finché non arriva quel momento, non c'è un cazzo da fa'...

Solo una cosa ci tengo a dire, che questo invece va cambiato senza ironia:

nel corso degli anni ho risposto ad un "quanto sei bella"  con "si, come er culo della padella" - "sì, grassa ma bella" - "ma nun ce l'hai 'na sorella?" - "tanto nun te la do" - "l'amore è veramente cieco", arrivando al massimo a smussare con un "più tu".
Un "quanto sei bella" è sempre stato per me un "quanto ce metti a dammela?". Un do ut des, dunque, non un complimento.

 Ecco... ad un "Quanto sei bella" anche se volesse dire "smollala!" o "posso toccarti le tette?" andrebbe risposto sempre "Grazie". Punto. Senza risate, battute o risposte acide e senza abbassare lo sguardo. Siccome io non l'ho mai fatto e continuo a non farlo, prego che altre non facciano come me, si esercitino a guardare un uomo negli occhi mentre dicono grazie e non arrivino a credere che il complimento sia sempre una presa per il culo (grosso) o un veicolo per giungere a qualcos'altro.
Altrimenti poi si arriva a credere che i complimenti veri non esistano e che sono veri solo quelli che noi facciamo agli altri, perché loro li meritano e noi no.

Il fatto è che è reale tutto quello che ti dicono quando sei  grassa e non riesci a non esserlo: che sei bella comunque, che hai miliardi di altre qualità, che le gambe della Crawford non le avresti neanche secca, che la bellezza prima o poi passa quindi non importa, che un uomo si innamora anche dei tuoi kg, che se non dimagrisci è perché non sei pronta a dimagrire, che le magre sono tristi come dice Concato, che sono solo kg, pensa quelle brutte, che bla bla bla ... è vero, è tutto vero ma ci sono dei meccanismi mentali che prevaricano ogni possibilità di raziocinio e che fanno sì che ci si rovini la parte spensierata della propria adolescenza per delle apparenti stronzate.

Si rimpiange? Sì e no, perché forse quel qualcos'altro che siamo diventati, per molti versi, è bello comunque e ti ha portato da una parte dove non saresti arrivata, ad una consapevolezza diversa di te...

Quindi? Non c'è un quindi. Non c'è ancora fine. Perché ancora mi mancano 5 kg, innanzi tutto, perché ancora  tengo la maglietta intorno ai fianchi quando porto pantaloni stretti, perché ancora mi sento in imbarazzo quando devo camminare sulla spiaggia in costume, perché ancora penso che se ingrasso Corrado smetta di amarmi e gli amici non mi vogliano più bene, perché ancora vedo un cerchio allo specchio, perché ancora al "come sei in forma" rispondo "sì, rotonda".

E comunque io la domanda "ma come cazzo è che io non sono tra quelle che magnano come camionisti e non ingrassano?" me la farò fino alla morte.








2 commenti:

  1. Guarda che non ti ci portiamo più a cena io e Roby se ti fa questo effetto!!! :D

    Concordo comunque... cicciottine tutta la vita!!

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  2. Ahaahah!!! Beh, ho cominciato a scriverlo tipo 20 giorni fa (tanto che ho dovuto cambiare almeno un paio di volte il peso e le settimane di dieta) quindi tranquilla, le cozze non hanno influito!!

    Tutta la vita!!!! Sennò i titoli di coda del nostro splendido video dovremmo cambiarli!

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