mercoledì 1 luglio 2015

Sorella mia

La torta che ho scelto di fare la scorsa settimana, allo yogurt e frutto della passione, mi ha dato non pochi problemi. Nessuna me ne aveva dati così tanti, finora. Nessuna mi aveva generato un nervosismo tale da lanciare le ciotole nel lavandino e chiamare Corrado per calmarmi, in qualche modo. Aveva una base chiamata miserabile, albume montato con zucchero e farine di mandorle e nocciole, su cui era poggiata una mousse di yogurt e panna con mango a cubetti, ricoperta da gelatina di frutto della passione.
Miserabile
Malgrado avesse tutte preparazioni che io non avevo mai fatto, non ero pessimista, pensavo di farcela. Come ce l'ho fatta finora, d'altronde. Sia pur con discreti problemi.
La miserabile, base che prima di leggerla sul libro non avevo mai sentito, unica preparazione da cuocere, è stata una passeggiata, dopodiché il disastro totale. Non mi sembrava complicato montare della panna e della chiara d'uovo da mischiare allo yogurt, invece ho buttato circa 750 gr di panna, 6 albumi e 150 grammi di zucchero dopo aver provato vanamente a montarli.
Un po' come quando un cane te s'attacca alla gamba nel tentativo di farti passare per una cagnolina.
La prima volta è uscito burro di panna e la chiara è rimasta staccata, la seconda è uscita una roba liquida imbarazzante che sembrava latte giallo, la terza tutti granelli di grasso e chiara d'uovo dall'aspetto di vomito.
A quel punto, mi erano rimasti gli ultimi 250 gr di panna e le ultime 2 chiare d'uovo ed erano le 22.00 di lunedì sera. Neanche Auchan mi avrebbe potuto aiutare!
Loro erano la mia salvezza, sbagliavo anche quell'ultima volta e non potevo finire la torta.

Impasto per la miserabile
Mi sono sentita un po' come Wendy, rinchiusa in attesa di essere uccisa dall'accetta di Jack Nicholson e come dire, senza speranza, solo con il desiderio di un agente esterno che intervenisse a salvarmi la vita.
Oppure come Vince Vaughn in Dodgeball (che quanto je piacciono a Vince sti film sugli sfigati che vincono all'ultimo momento), quando mancano 20 secondi e la tua squadra di nerd arrangiati ma con un gran cuore è sotto di un punto e spetta a te farne entrare due, quando la possibilità di salvarti la puoi trovare stando calma e ragionando, mentre ti cachi sotto dalla paura.
Così per la prima volta in 6 mesi, ho detto no a Knam, ovvero ho ripreso ad usare il cervello mentre preparo i dolci, ho unito quel poco che ho imparato, alla logica.
Knam mi diceva di montare panna, albume e zucchero da aggiungere poi allo yogurt. Sicuramente lui ha dato per scontato che io lo sapessi fare e che montassi separatamente panna e albumi invece io ho seguito alla lettera creando il disastro per ben tre volte. Sul punto di essere accettata da Jack Torrance, ho fermato l'immagine e scritto un finale mio. Semplicemente montando tutto separato. E ho vinto.
Assemblamento torta
Una vittoria sofferta, che mi ha un po' mandato di traverso la distrazione rilassante del fare un dolce e che ha scoperchiato l'enorme vaso di Pandora del mio senso di inadeguatezza.
La torta la stavo facendo per mia sorella e per il suo compleanno. Ci tenevo tantissimo a farle una cosa speciale, particolare, come lei lo è per me e come lo è il nostro rapporto.
Così mi è stato più facile sbagliare, attenendomi a delle regole scritte, proprio per paura di sbagliare. Solo quando ho rischiato e messo del mio, che sia cervello, cuore, logica o esperienza, il prosieguo è andato per il verso giusto. Non completamente, perché la gelatina di frutto della passione invece che rapprendersi in frigo si è liquefatta, ma viste le premesse potevo accontentarmi.
Fino a quel momento, era stato un po' come se tutto di me dicesse "non sei tu quella che sa fare le torte, tu non sei capace, puoi al massimo imitare alla meno peggio, è lei quella brava". Non con l'invidia, sia chiaro, con l'amore di una sorella che ammira e che pensa di non dare mai abbastanza di sé a chi la ama e ama.

Fetta di torta. Si evince che la gelatina
di frutto della passione non sia venuta.

Ho assemblato questa torta con la paura di non aver dato tutta me e che quello che ho da dare, a prescindere non sia un granché bello.
Così ecco la torta che doveva celebrare amore, un amore che cresce negli anni, che si modifica, che di allunga nell'amore per i miei nipoti, rischiava di non esserci per paura.

Infondata. Peraltro. E non per il fallimento che ne poteva conseguire ma perché mia sorella mi ama e mi amava lo stesso, anche quando facevo fresbee al posto delle torte, anche se le dicevo "ce l'ho messa tutta ma non è voluta venire".

Sentirsi degni di essere amati è la più grande sfida con noi stessi. La mia senza dubbio.

 E sto ancora miseramente perdendo.

La torta



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