venerdì 19 giugno 2015

Destra sinistra, sinistra destra!

Vorrei puntualizzare che la citazione del titolo non è politica ma il ritornello della sigla iniziale di "Jenny la tennista", cartone animato della mia prima infanzia che ho scoperto oggi essere stata cantata da Nico Fidenco. Cioè... "legata ad un granello di sabbia", "con te sulla spiaggia" e "Jenny la tennista". Tutt'apposto.


Mi è venuta in mente come al solito scavando nella memoria. La tennista è stato il primo mestiere che ho desiderato fare dopo l'infermiera, per colpa di Candy Candy, che ho smesso di desiderare appena ho sbucciato un ginocchio e ho visto il sangue. Un mestiere di sacrificio, anche questo. Jenny era un'altra martire dello sport che oggi si direbbe "non ce ne sono più", di quelle che ha contribuito a rovinare il pensiero indipendente di ogni bambina. 
Poi mi è passato anche questo, appena ho visto Mimì e le ragazze della pallavolo. 
In giappone, secondo i manga, la donna intraprendente è  in realtà 'na schiava anche un po' sfigata che accetta, pur facendosi un mazzo da scala 40 per uscirne, la sua condizione di inferiore, salvata, se lui se degna, da un uomo che la ammira ma non se la incula più di tanto perché dipende da come je gira e se nun ce sta 'na gatta morta che nun fa un cazzo ma piagne e quindi fa "asso pija tutto". 
Diciamo che te fanno capi' già da regazzina come gira er mondo.
Comunque è venuto in mente perché domenica sono andata a giocare a tennis con Corrado. Diciamo che giocare a tennis è una frase un po' forte. L'ultima volta che avevo giocato era forse a 17 anni, una volta in cui volevamo cazzeggiare con i miei compagni di scuola, imbastendo un doppio dalle basi tecniche tipo Fantozzi e Filini. Tre su quattro non sapevano manco 'ndo stava de casa, er tennis. Abbiamo riso tanto ma più che altro, appunto, cazzeggiato e detto le battute "Allora ragioniere che fa batti?" "Ma mi dà del tu?" "No dicevo, batti lei!" "Ah è congiuntivo", ogni tre per due.
A tornare ancora indietro, devo arrivare di nuovo a Fregene, estate '90 o '91. Ovviamente da piccina il tennis mi fu vietato con la scusa che mi sarebbe cresciuto solo il braccio sinistro, essendo io mancina. Un po' come quando ti dicono di non ingoiare i semi di cocomero perché sennò ti viene la pianta nella pancia. 
Così un anno in cui, già quasi adolescenti papà chiese, a me e mia sorella, che sport volessimo fare per l'estate fregenese, Giada disse equitazione ed io, finalmente libera da braccia sproporzionate, il tennis. Lezioni private al Tennis Club "La Ginestra", in mezzo alla Pineta Monumentale. 
Tre mesi di tennis quindi, è tutta la mia esperienza malgrado il maestro, di cui ricordo il viso un po' Diego Nargiso ma non il nome, disse che se avessi cominciato da piccola, avrei potuto fare strada. Pensai fosse piaggeria. Ma comunque me ne sono vantata per un po'. 
Marquise pronta
Domenica Circolo Sportivo Cosmos, 42 anni io e 37 e spicci Corrado, ore 19.00, una cinquantina di zanzare procapite che sguazzavano nel caldo umido della foresta tropico-talentina. In attesa che i precedenti occupatori di campo abbandonassero le ostilità, Corra mi mostrava la posizione per il dritto e per il rovescio, tirando pallettate contro la rete bordo campo. Finché l'ha fatto lui tutto bene, appena l'ho fatto io, la prima palletta è finita fra le fresche frasche e l'abbiamo perduta. Siccome erano in tutto 4, abbiamo pensato di evitare l'allenamento contro rete passando direttamente a quello sul campo. Accanto a noi, coppie in doppio. Hanno giocato per i primi nostri 10 minuti, quasi perennemente con 2 palline. Una era la mia che tiravo senza un vero perché. 
Dopo quaranta minuti che inducevo Corra a muoversi senza raziocinio per captare le mie palle sparate a cazzo, ero stanca io. Morta. Tra l'altro senza una dignità. 
Potevo in tali condizioni fare una torta in cui necessitavo di autostima in prestito? No. Infatti l'ho preparata lunedì sera. Questo denota miglioramenti. Dalle 7 alle 9. Roba da record. 
Mousse banana e gianduia. Marquise al cioccolato come base e perimetro, mousse con cioccolato gianduia e cioccolato fondente, rondelle di banane in mezzo. 
 A parte qualche dubbio per non aver ben capito quello che mi chiedeva Knam sulla base della torta... cioè dice "ritagliare una striscia di marquise di 2 centimetri e foderare il bordo. Poggiare un disco di marquise sul fondo". Quindi non ho capito... Disco e bordo so alti uguali? Oppure era lo spessore di 2 cm e doveva essere alto tutto quanto il bordo? Perché la realtà è che non c'era la foto e quindi ho dovuto fare come Trony: non ci sono (stati) paragoni. Ho alzato il bordo un po' di più e com'era, era.
La mousse, stranamente, non s'è smontata. Sono stata col termometro a controllare la temperatura della cioccolata gianduia, per evitare danni. Infatti li ho evitati. Poi Maestro Ernst mi diceva di caramellare le banane per decorare la torta. Non lo so fare. Me so' venute delle rondelline mosce e insapori. 
E questo è il risultato:

Di profilo, il migliore, peraltro
Dall'alto per mascherare i difetti

Quanta strada da fare però, quanta strada. Direbbe Claudiuccio! Altro che Bake off... famo che è solo off... senza bake. 
La torta è ancora in frigo. Non è stata granché amata. St'accoppiata non c'è piaciuta più de tanto. 
Ora il dubbio profondo che mi attanaglia è: come minchia si caramellano le banane?

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