mercoledì 22 luglio 2015

Non è mai stato facile

No.
Uno pensa...la sbrisolona...mischi 4 ingredienti, li butti in una teglia e li cuoci.
No.
Perché qualunque cosa fatta così, in pasticceria non viene.
E non solo in pasticceria, pure a casa mia, anzi, soprattutto a casa mia.
C'è da dire che spesso non viene neanche quando mi ci impegno ma diciamo che se lo faccio, almeno, non ho rimpianti.
Questo mood che ho preso, di spararmi tutte le cartucce che io ritengo facili, del libro di Knam perché il caldo mi rende insopportabile la concentrazione, sta portando ad enormi buchi di autostima.
Mi riescono preparazioni complicate e poi mi perdo in bicchieri con troppa poca acqua per la sete che ho.
Fare la farina di mandorle
Decido di fare la sbrisolona perché basta scendere al supermercato e prendere quelle due tre cose necessarie ma commetto due fondamentali errori: credere di avere la farina di mandorle, non pensare ad un piano b.
Così la farina di mandorle che pensavo di avere, l'ho fatta tritando le mandorle che avevo comprato per decorare la torta.
Il piano b si è ridotto invece ad una sequela di bestemmie.
Leggendo il libro di Knam, ho scoperto che la sbrisolona si chiama anche la torta delle tazze perché per farla bisogna utilizzare lo stesso quantitativo di farina, una tazza appunto, per tre tipi di farine: mandorle, mais, doppio zero.
Per non rischiare le ho addirittura pesate.
Qual è la complicazione allora? Non lo so.
Personalmente non ce la vedevo. Mischi tutto, gli dai una forma decente e poi inforni.
Senza dubbio ho problemi col forno ma comincio a sospettare di averne anche con la bilancia, problemi che esulano dai miei personali, ovvero quelli con la bilancia per pesare gli ingredienti e non me stessa.
Ingredienti mischiati

Mi ricordo un anno, il 2008 credo, che a fine luglio ho avuto una tonsillite a placche con 40 di febbre.
Faceva molto, molto caldo. La mia temperatura interna, malgrado ciò, riusciva ad essere inferiore a quella ambientale. A casa potevi butta' la pasta dentro il bidet pieno, che si cuoceva.
Tranquillamente in camera avrei potuto imbasti' 'na serra coi pomodori.
La febbre non riusciva a scendere ed ero costretta a stare molto svestita, col ventilatore acceso per sperare di non cuocere.
Tra l'altro essendo fine luglio, nessuno voleva venire da me per non rischiare di essere contagiato e passare le vacanze al letto, come stavo facendo io.
Avevo rari amici e parenti ai quali aprivo la porta di casa mentre stavano ancora per le scale, che non incrociavo perché mi lasciavano medicine in cucina e mi parlavano da fuori la stanza da letto. Una cosa triste. Isolamento da malattia contagiosa. Buio in camera. Aria malsana e lamenti da lebbrosa. Caldo e freddo insieme. Producevo da sola una sauna finlandese. Medico in ferie.
Un dramma da telenovela argentina.
Un inferno. Reale. Ero però convinta che sarebbe passata presto, che non avrei avuto bisogno di nessuno salvo di una coperta di ghiaccio bollente. Tantomeno di contagiare i miei soccorritori.
Sbrisolona pronta per essere infornata

Facevo le prove per dimostrare a me stessa di essere lucida. Così una notte in cui rasentavo i 41°, ho voluto provare che mi riuscivo ad alzare e che ero perfettamente in me.
Ripetevo a me stessa, o all'ombra che ero "Vedi? Stai bene! Ti alzi e cammini". Tipo Lazzaro.

Presi un bicchiere che avevo sul comodino per dirigermi in cucina a poggiarlo. Perché non lo so. Ero convinta di stare bene quindi per me aveva un senso, quell'azione.
Arrivata sulla porta della cucina, senza verificare dove fossi io, dove fosse il tavolo, che minchia stessi facendo, come in trance, posseduta, sonnambula, ho allungato il braccio e lasciato il bicchiere.
Convinta di stare a poggiarlo sul tavolo, distante circa 2 metri da dove mi trovavo.
Si è frantumato sui miei piedi scalzi. E bollenti. A quel punto anche tagliati.

Ho sentito il rumore, un po' di pizzicore ai piedi dovuto alle schegge di vetro, un lieve giramento di testa per la stanchezza dello sforzo e mi sono detta "no, mi sa che non sto bene".

Ho lasciato tutto così e sono tornata al letto.


Ecco, credo che sì, forse il caldo brucia le poche cellule rimaste attive dall'inverno e si compiono gesti che crediamo facili e fatti bene ma che in realtà sono frutto delle nostre ridotte capacità intellettive e manuali.

Come sono andata? Buona come difesa, no? Regge la scusa, giusto?
A onor del vero, la sbrisolona aveva un sapore buonissimo ed era morbida e fragrante insieme.
Però sembrava 'na vomitata de gatto.

Ora, la lucidità per capire cosa ho sbagliato non ce l'ho.
Ho solo una buona scusa e una canzone di Biagio Antonacci di quando era meno figo ma decisamente rivoluzionario.

Orrore di sbrisolona

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