mercoledì 9 aprile 2014

Ti voglio male

Non ho molta voglia di scrivere questo periodo.
Ancora devo capire se è perché la forza di buttar giù due righe  risulti inversamente proporzionale alla voglia di vivere, oppure perché la leggerezza che impone la Primavera impedisca di affrontare gli io ancora nascosti.

Una cosa è certa: ho il canale autoanalitico completamente chiuso, tappato, inavvicinabile se non tramite soluzioni semplici, maschili direi, poco arzigogolate.
Immagino, nei miei attimi di delirio, che a guardia di questo canale ci sia un omone simpatico, una specie di Shrek che ride  ad ogni riferimento all'infanzia, ad ogni ricordo doloroso, ad ogni accenno di introspezione la mia mente gli proponga, respingendolo tipo lo specchio riflesso che tanto ci sembrava funzionare da bambini e aggiungendo pure un liberatorio "ma che te fregaaaa!".

Ieri sera, che vivevo nello stesso mood, colta da uno dei miei migliori momenti di spensieratezza alla Pollyanna, mentre mi preparavo per uccidermi su un campo di calcetto e nel contempo arrangiavo qualcosa per la cena post partita, ho sentito un impellente necessità di ascoltare Tiziano Ferro.

Tiziano Ferro: il mio "ma che te frega".

E' così. Tiziano, malgrado le sue canzoni spesso nascondano (ma manco troppo) dolori insanabili, mi procura un senso di leggerezza, un sorriso paretico, una voglia di concerto e di adolescenza, appena, appena inferiori a quelli che mi accompagnavano  durante il mio periodo Duran Duran di circa 20-25 anni fa.

Quindi, nel momento in cui l'omone (omone, non ormone, non ho scritto male) comanda, io voglio solo Tiziano. Non  ce n'è per nessuno.

Come ieri sera: una forza molto più potente della mia volontà continuava a suggerirmi Tiziano, Tiziano, Tiziano e al solo pensiero di cantare e ballare, sorridevo, " Tizia', famme cantà", pensavo.

Come in trance, o in tranci, a seconda che mi si guardi dall'alto o dal basso, mi sono diretta verso la libreria per prelevare l'oggetto dei miei desideri: un suo cd.

La mano, aiutata dallo Shrek anti freudiano, ha scelto "L'amore è una cosa semplice".
Diavolo di un orco! O "'orco diavolo" a seconda che lo si voglia adulare od insultare.

Dopo 3 minuti mi giostravo felice tra il soffritto di cipolla a dadini e "La differenza tra me e te", tagliando anche le carote a ritmo di musica.

A guardarmi facevo quasi tenerezza, o preoccupavo per i superati limiti di follia. Ero un incrocio tra Hugh Grant che balla "Jump" in "Love Actually", Kevin Kline con "I will survive" su "In & Out" e Renée Zellweger disperata nel suo Diario di Bridget Jones con "All by myself".

Praticamente Massimo Lopez  che fa l'imitazione di una radio che cambia stazione sarebbe sembrato meno schizofrenico. Ma Tiziano è così. Mi fa piangere e ridere, ballare e disperarmi, sempre e comunque con lo stesso "Ma che te frega" di fondo.

Il motivo non lo so. Per me è un dogma e tale me lo tengo.

Comunque Shrek era più felice di me, se la cantava e se la sònava, con la mano tesa vicino alla bocca urlava con me "Mentre chi odia trema", imitando my Iron man.

Forse era distratto, forse entrambi stavamo nel momento "Good morning, goood mooorning" di "Singin' in the rain", sta di fatto che è arrivata "TVM" e qualcosa è cambiato. Mi scorrevano dentro i versi, li assimilavo e li facevo miei come non era mai successo.

Tiziano ha cantato:

La nostra fine non fu niente di speciale 
Rispetto al fatto che poi tutto sa passare 
Ma mi perseguitano queste tre parole: 
Ti Voglio Male 


e io al primo ritornello l'ho ascoltata, al secondo l'ho capita, al terzo con il Caronte del mio inconscio l'abbiamo gridata a chi pensavamo se lo meritasse.

Dopo ci siamo sentiti meglio tutti e due.
All'improvviso un peso era andato via. Un peso gravoso, rimasto nello stomaco anni, era stato archiviato con un ritornello.

Tiziano faceva spallucce nel mio cervello dicendo "Capita".

Shrek subito dopo, liberato, ha permesso di farmi passare tre morali, di quelle proprio da finale di puntata di Sex & The City, terribilmente banali e facili a dirsi quanto complicate da attuarsi giornalmente:

La prima è che essere leggeri non vuol dire sempre e comunque non pensare, vuol dire più che altro non dare un peso eccessivo a cose che non lo sono, non far diventare complicate le soluzioni semplici e non caricare di significato cose che molto probabilmente non ne hanno alcuno.

La seconda è che certe volte, certi "qualcuno", anche se  procurano ancora rabbia, meritano il nostro "ti voglio male" solo quando i ricordi li riportano a galla.
Altrimenti sono  "niente di speciale" e come tale vanno archiviati, perché tenerli a mente serve solo a non andare avanti.

La terza è che bisogna ammettere quando di qualcuno pensiamo solo male. Bisogna palesare senza vergogna il sentimento di rancore, evitando di nasconderlo dietro un finto buonismo. Non si può eliminare un odio se non si ammette di provarlo.


Dialogo finale con l'io ritrovato:

-Brava! E mo che hai scritto ste du' cazzate che vòi? Er premio "Amore-cuore 2014"?
-Noooo, figuriamoci, volevo solo sentirmi capace di rispondere ai lettori di Cioè. Problemi?
-Per carità! Ce rimanessi così 'nvece de complicatte la vita!
-Vabbé mo nun esagera'. So' fasi. Questa è la fase "Gli autobus non passano mai".
-Perfetto. S'aribeccamo quanno te ritorna la fase "Sembra facile ma non so come uscirne".


Il "light moment" vi è stato offerto daaaa: "E' arivato pensece", il nuovo e rivoluzionario prodotto che cancella i traumi infantili come la gomma della penna Replay, al primo accenno di mimosa sugli alberi!

Unitevi a me e ricordate: non è indispensabile il bifidus actiregularis per eliminare gli stronzi!



p.s. purtroppo peso ancora 60 kg e la gravosità del mio culo non mi ha abbandonato.




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