E' qualche settimana che scrivo con una malinconia da "letto di morte" e direi che è il caso di rallegrarsi un po' a suon di zuccheri, grassi saturi e carboidrati composti, tutto ingerito rigorosamente in ordine sparso.
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| Sablé da cuocere |
Anni fa, fin quando è stato vivo papà, si andava tutti, famiglia e parenti, a casa di mia nonna a Fregene e si "svernava": si tiravano fuori i materassi rimasti cinque mesi al buio umido e si mettevano ad asciugare al sole, si accendevano stufe a gas in tutte le stanze affinché scaldassero anche i muri, si battevano divani, tende e coperte per mandar via le infinite colonie di acari che abitualmente passavano la stagione fredda in casa.
Era un momento bello, una rinascita totale.
Il pranzo, se il tempo lo permetteva, si attrezzava in balcone oppure nella veranda a vetri che la casa offriva. Ogni piatto era condito dall'odore di fritto di pesce che i ristoranti del litorale preparavano senza sosta e che il ponente distribuiva per tutta Fregene.
Amavo tutto questo ma più di tutto però amavo i rumori.
Al mare i rumori sono diversi. Gli stessi che ascoltiamo ogni giorno, vicino al mare hanno un peso che sembra minore, sembra inserito nel contesto giusto. Tutto ha il sottofondo lontano delle onde, il suono ovattato della salsedine nell'aria, cicale che costantemente accompagnano il fischio del vento tra le querce.
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| Burro e zucchero. |
Non si fa caso, in città, quanto quel suono sappia di vacanza, anche solo perché si sente bene, acuito dalla leggerissima eco del silenzio intorno.
Ecco. Mi sono intristita nuovamente. Ora cambio registro.
Come intuibile, ad un certo punto abbiamo dovuto rinunciare alle famiglie riunite anche perché cominciavamo ad avere 'na certa età, nonché a perdere pezzi!
Il famoso Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi con tanto di postilla "figurete Pasquetta", per noi è diventato un imperativo. Tra parentesi: noi siamo io, mia sorella, mia cugina e un'amica di mia sorella, Myriam (con rispettivi più aggiunte di amici e parenti più o meno fissi).
Ognuno porta qualcosa. Certamente. Diciamo che in realtà è: ognuno porta quel qualcosa bastante per sfamare tutti che moltiplicato per i presenti fa "mortacci vostra quanto magnate".
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| Zucca su frolla: pittore anonimo |
Le uniche soste erano date da partite a carte, scopone scientifico, burraco o tresette, nelle quali però accanto tenevamo sempre scorte di cibo.
Ricordo un anno in cui, probabilmente colpiti dal verme solitario senza saperlo, dopo esserci mangiati colomba, uova sode, salame, pizza di Pasqua, pizza ternana, uova di cioccolato, pastiera, casatiello, mozzerelle di bufala, ricotta più varie ed eventuali, alle 8 di sera c'è venuta fame e siamo usciti per andarci a comprare delle alette di pollo e degli anelli di cipolla fritti.
Che abbiamo accompagnato con carbonara di mezzanotte.
Nessuno ha pensato che avessimo la tenia. Solo un'errata percezione dell'appetito.
Le tavole, pasquetta dopo pasquetta, sono diventate sempre più imbandite ma con alimenti preparati spesso dalle nostre manine sante e benedette.
Quest'anno, dopo molti anni di "aggiungi un posto a tavola che c'è un amico in più", siamo di nuovo tornati alla formazione originale, condita ovviamente da marito e figli di mia sorella, Corrado e mia mamma e il pensiero comune è stato: vabbé, regolamose o famo la fine de Gassman e Panella nel Conte Tacchia.
L'indole però è quella che è, le tradizioni pure.
Morale? Nun se semo regolati.
Ho "rubato" a Knam, per l'occasione, du' cosette leggere, giusto pe' sciacquasse la bocca dei grassi ecco: la torta al cioccolato con zucca e pistacchi, sablé al cioccolato e sale.
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| Torta al cioccolato, zucca e pistacchi nel forno |
Non mi dilungherò molto sulla preparazione perché già so' stata prolissa anzichenò.
Soprattutto perché con l'ansia di non fare in tempo e di dovermi sbrigare, facendo di conseguenza casini inenarrabili, ho diviso tutte le preparazioni nella settimana precedente la Pasqua.
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| Sablé pronti! |
ps. le conseguenze della Pasqua manco troppo esagerata sono state: gastrite, esofagite, colite e cistite.
La salute per l'occasione è diventata salite per guadagnarsi il suffisso da malattia.
Ma forse perché non ho mangiato al mare...





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