Molto attentamente.
Il post è finito.
Beh, sì, questa è la classica frase "Si apre un mondo ma discutetene pure con calma". No?
Devo fa' quella: "voler aggiungere qualcosa a 'sto pezzo è un po' un omicidio". No again?
Anche perché sarebbe comunque opportuno visto che conoscendomi tenderei a far partire il pippone delle metafore canzoni-vita e delle cose che non accadono mai per caso.
Non lo voglio fare. Non lo voglio dire.
Quindi famo così. Famo che dopo "attentamente" faccio la vaga e come se non avessi scritto una frase tratta dal brano più conosciuto dei Led Zeppelin scrivo:
Ed io l'ho fatto. L'ho fatto per fare, con tutti i crismi, un dolce buonissimo.
Sì ecco. E poi continuo fingendo normalità.
Per ascoltare attentamente ho avuto bisogno di silenzio, di tempo, di pazienza e di voglia.
Ho fatto la torta "Africana". Una mousse al cioccolato fondente con base di marquise al cacao.
E' andata così: dopo aver passato la mattina, un paio d'ore diciamo, da mia mamma per fare un saluto a mio zio, suo fratello, ospite per un paio di giorni, ho deciso di dedicare la giornata restante alla cucina. Ovvero dalle 13 fino a fine lavori. Una cosa tipo: lost in kitchen.
Corra era a pranzo da suo padre e io avevo intenzioni bellicosissime da sola a casa: torta di Knam, mozzarelle fritte farcite con tagliolini al pesto, flan di zucca con insalata songino e pancetta croccante.
Era il compleanno del mio amico Giorgio e io volevo stupire lui e gli altri ospiti.
Nonché me stessa.
Ovvio.
Mi sono fatta un culo come un paiolo ma con il sorriso sulle labbra. Volevo fare tutto bene e rilassarmi. Bastianich dice nello spot: "Se la cucina ti rilassa, MasterChef non fa per te". Infatti no, so' d'accordo. Volevo solo cucina' senza paura che non bastasse il tempo.
Insomma sta torta...la volemo racconta'?
Certamente.
In tutto quel marasma di ricette, infatti, sono partita dal dolce perché oltre alla preparazione aveva bisogno di due ore di frigo per solidificarsi...
ok non è vero. La realtà è che appena ho realizzato che c'era da preparare la marquise ho capito che mi sarebbe servita un'ora in più: mi si poneva di nuovo il problema delle proporzioni e c'avevo paura. Infatti, come già abbondantemente sviscerato in un precedente post, nella ricetta di Knam ci sono gli ingredienti necessari per realizzare l'equivalente in marquise di 2 placche da forno 60x40. Rettangolari. A me serviva un cerchio del diametro di 23 cm circa.
Per forza dovevo cominciare dalla torta.
La "cerchiatura del quadrato" mi risultava complicata come cercare di risolvere "Il Quesito della Susi" in prima elementare.
Si può avere un'idea di quanto fosse difficile per me, capire quanto di quegli ingredienti dover usare?
Me so' fatta veni' l'emicrania.
Ho cominciato a fare calcoli alle 13 e ho capito verso le 13.30. Non sto esagerando.
In quel lasso di tempo ho maledetto tutte le insegnanti di matematica che ho avuto nella vita, i cellulari e le loro calcolatrici inutili, le teglie tutte uguali e pure i geni che me ritrovo che nun ne vonno sape' de ragiona'.
Corrado non c'era. Lui avrebbe fatto prestissimo. No, io no.
Tra l'altro non è vero che alle 13.30 ho capito. Alle 13.30 ho sentito "pfuuuufff". Tipo macchina a vapore che "svampa". Era il rumore del mio cervello che andava in corto dopo un uso eccessivo.
Me so' rotta in senso reale e come chi sa che non ce la può fare ho detto: "Famo un terzo e vaffanculo".
Proprio così.
Ho preso una teglia in alluminio che fosse circa 40x25 (un terzo delle 2 placche sommate ovvero il massimo dello sforzo matematico che sono riuscita a concepire) poi ho aspettato che la mamma mandasse Pierino a fare la spesa e che tornasse con il problema risolto.
La realtà è che nell'impazzimento ho notato che tutti gli ingredienti, tranne le uova di cui però c'erano i grammi, erano divisibili per tre. Quindi ho tagliato la testa al toro e trovato una scorciatoia.
Per paura di sbagliare ho pesato i tuorli e le chiare. Non "Circa 3 uova", no: 70 grammi? 70 grammi so' stati.
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| La meraviglia di chiara e tuorlo montati che si mischiano |
Insomma dopo la tortura dei calcoli che preferivo quelli ai reni, ho realizzato che nella ricetta serviva lo zucchero a velo e non lo zucchero normale. Una cifra de zucchero a velo.
Ho pregato il dio dei pandori di averne abbastanza da riciclare in casa.
Sai (sempre il tu-ipotetico dei romani) quei sogni in cui apri la dispensa e hai tutti i barattoli con scritto sopra cosa c'è dentro e poi dietro di essi la riserva di ognuno di quelli che sta per finire? Quelle cose che vedi solo nei programmi televisivi di cucina o comunque in tutte le case tranne la tua? Ecco! Infatti.
L'ho trovato lo zucchero a velo. 240 grammi mi pare me ne servissero. L'ho trovato dopo 20 minuti di ricerca in tutti gli sportelli della cucina e l'ho trovato in 3 confezioni diverse, in tre sportelli diversi: una scatola da aprire nascosta in mezzo ai pacchi di pasta, una busta aperta messa dentro una scatola del lievito, un'altra busta aperta infilata in mezzo a the e tisane.Apro e chiudo qui la rubrica: ecco perché non potrei fare la pasticcera.
Alla fine, va' a sapere perché e per come, la marquise è uscita perfetta.
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| Prova della marquise perfetta! |
La mousse anche.
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| Mousse adagiata sulla marquise. |
Stavo tipo "60 sta a 55 come...come?". Va beh, lo dico, ho detto "come sto cazzo".
Eh lo so... però l'ho detto. Risultato: ho tolto 15 grammi di cioccolato. Abbastanza a culo.
Eppure...malgrado tutte queste piccole problematiche accompagnate da ostentate volgarità, la torta aveva un aspetto meraviglioso e a quanto mi è stato riferito, un sapore ottimo.
Sono certa che oltre alla voglia di far festeggiare in maniera adeguata il mio amico e di far mangiare tutti come Cristo comanda, ci sono state anche le due ore di chiacchiera con mia mamma e mio zio, ad aiutarmi.
Quando mio zio viene a Roma, ha l'abitudine di parlare con mia mamma dei tempi andati, di chiedere di luoghi o persone che non vede da una vita ai quali per chissà che motivo, ha pensato. Domenica mattina era intento a ricordare la sua adolescenza al Villaggio dei Pescatori, zona molto caratteristica della cittadina balneare di Fregene. E' banale ma ogni volta che loro si raccontano quei momenti, mi perdo nei ricordi che non sono miei come se li avessi vissuti. Mi vedo con il costume anni 60, cappello di paglia e occhiali da sole, a passeggiare in bianco e nero su spiagge allora deserte o a chiacchierare vicino alle cabine dello stabilimento "Mastino" o "La Scialuppa", che esistevano già all'epoca. Immagino un po' le loro vite, il momento in cui proprio tra le vie del Villaggio, mio papà e mia mamma si sono visti per la prima volta per poi innamorarsi.
In fondo anche la mia migliore adolescenza è stata vissuta negli stessi luoghi.
Come potrebbe non rendermi serena il solo ricordo?
Banale, è vero, ma io sono proprio: "Tu che sei nata dove c'è sempre il sole" come direbbe Concato.
Dovrò dedicare almeno un post e quindi una torta, al mio amore per Fregene.
Questo touch and go non gli rende giustizia.
Per ora ecco la torta col mare nei pensieri:
p.s. il motivo del titolo è che abbiamo scelto di regalare a Giorgio per il suo compleanno il triplo vinile dei Led Zeppelin "Celebration Day", così ho ascoltato i pezzi più famosi per far finta di saperne qualcosa. In realtà, mio malgrado, conosco più canzoni di Gigi d'Alessio. Prima che si smonti la mousse anche in foto prometto di rimediare. O mi rassegnerò al fatto che la cosa più rock che conosco è Pupo.




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