giovedì 12 marzo 2015

Nun te smove 'na cannonata

L'altra sera la Radio che ascolto di solito, l'ha programmata.
Ha programmato la canzone del titolo: "Ammazzate oh" di Luciano Rossi.
Era domenica e io stavo in macchina, andando a tagliarmi i capelli a casa della mia amica parrucchiera Franca.
Li stavo andando a tagliare corti, ma corti nel senso di corti, non a caschetto, non asimmetrici. Proprio corti! L'ultima volta che li ho avuti così avevo 6 o 7 anni.
Ricordo una foto su uno scoglio in Sardegna, io e mia sorella, in cui quella poca frangetta svolazza a colpi di vento e ho gli occhi socchiusi per il sole; poi una foto nella vasca da bagno, sempre con mia sorella e una dentro dell'acqua azzurra, una piscina o mare pulito.
Basta. Nient'altro testimonia che io, un tempo, ho avuto i capelli corti come ora.
Non avevo le rughe, non avevo le tette, non avevo i polpacci di Sebino Nela, non avevo problemi con il grasso, la cellulite e le smagliature e avevo ancora un papà.
I capelli dopo quel tempo non li ho più tagliati. Li ho sempre portati lunghi, lunghissimi, lisci e pari. Questo perché avevo paura di perderli, come mio papà che era pelato. Temevo che ci sarei diventata anche io, visto che in teoria è una cosa ereditaria e l'idea mi terrorizzava.
Ho voluto i capelli lunghi per godermeli finché ero in tempo. Che follia.
Li spazzolavo 50 volte a sera, facevo gli impacchi con uovo e aceto, li asciugavo col phon a 20 centimetri e non tanto caldo, me li facevo tagliare solo da mamma, dritti come una scopa di saggina e al massimo "tanto così", ovvero il tanto compreso tra pollice e indice messi a mo' di misura.
Li trattavo come fossero una creatura vivente da accudire.
Mi piacevano, senza dubbio, ma ero più schiava della paura che amante della bellezza.
Nel periodo in cui ne cadevano un po' di più, piangevo disperata, certa che fosse, ogni volta, ogni "periodo delle castagne", l'inizio della fine, il declino della mia chioma.
Oggi forse, insieme al sistemarsi di altri inutili mostri che mi porto dietro da anni, posso ragionevolmente pensare che i capelli non cadano più e mi faccio tornare la voglia di averli corti.
Avrò pensato di sentire di nuovo odore del mare della foto? O di tagliare via i capelli come gli anni? O di riavere quel sorriso leggero, di chi guarda verso l'obiettivo ma non ha in mente di raggiungerlo?

Non mi sembra un caso, però, che sia tornato solo ora, quel desiderio.
In un momento di apertura di vasi di Pandora tutto mi parla di ricordi a cui dare un valore.


In questo contesto  "Ammazzate oh" ha funto da colonna sonora perfetta.
Mio papà aveva il disco a casa, il 33 giri "Io, Luciano Rossi" uscito nel 1974, quando avevo un anno.
Lo ascoltava spesso, insieme agli altri cantautori che amava: De André, Venditti, Dalla.
Una delle poche testimonianze della mia voce a tal proposito, è in una musicassetta vecchia e consumata, ritrovata per caso un po' di tempo fa, sparsa tra varie cianfrusaglie, in cui a quasi due anni canto "àzzate oooh", unica cosa che riuscivo a dire di tutta la frase del ritornello.
Nella cassetta fingo di recitare anche, insieme a mio nonno, una strofa de "La scoperta dell'America" di Cesare Pascarella.
Le testimonianze audio dei miei primi anni di vita sono in romanaccio (o romanesco).
Manco avevo imparato a parla' che già dicevo "l'animaccia sua" (accia suuuaaa) e "ammazzate oh".
Romano aulico, me pare chiaro...ma qui c'avemo Belli e Trilussa, no Dante e co' questi se cresce.
Così ora ho i capelli corti.
Ma per accontentare questo desiderio ho pagato pegno facendo la torta al volo, domenica sera alle 21.00 perché a tagliarmi i capelli c'ho messo un pomeriggio tra viaggio, splendide chiacchiere, colpi di sole e taglio.
Miracolosamente però, ho fatto come quelli che le cose le sanno fare: preso la pasta frolla al cacao che avevo già pronta, stesa e messa nella teglia imburrata, preparata la crema pasticcera e unita alla ganache al cioccolato e al peperoncino. Il tutto in meno di mezz'ora.
Ah sì, ho scelto di fare la torta al cioccolato e peperoncino. Una variante della crostata al cioccolato.
I 6 gr di peperoncino
Una torta - un vasodilatatore!
C'hai le vene come Stallone dopo che te la sei magnata!
Non venga in mente a nessuno che nel fare sta torta, pure se ho fatto come quelli che le cose le sanno fare, sia andato tutto bene! Ma scherziamo? E' intrinseco nell'idea della maturazione, del sublimare, del processo di evoluzione di questo blog, che io faccia errori!
Altrimenti a dicembre di cosa scrivo? Di crema perfetta, ganache perfetta e io perfetta? Du' palle! E' metà marzo, quasi e faccio errori. Stupidi.
Stavolta era quasi tutto giusto, a parte la grammatura del peperoncino che la bilancia non ne voleva sapere di pesare 5 grammi, ne voleva o 3 o 6. Alla fine ho scelto di mettere il peso da 6 e togliere un po'. Evidentemente troppo poco perché la torta picca come la lingua de 'na portiera!


A parte, poi, c'è da parlare di un  piccolo ed insignificante particolare, roba de poco, 'na quisquilia, 'na stronzata: ho lasciato il forno sulla modalità grill invece che cottura.
La sera prima io e Corra avevamo scongelato qualcosa che richiedeva una passata in forno col grill e così era rimasto.
Torta pronta 
Dopo 35 minuti, tempo indicato dal Maestro Knam per la cottura, la torta era cotta sopra ma non del tutto sotto. Peccato che, sveja come un bradipo in letargo, non me ne sono accorta.
Ho verificato la cottura staccando un pezzo di frolla dal bordo che, ovviamente, essendo il grill una serpentina calda posta nella parte superiore del forno, risultava pronta e ho di conseguenza spento.
Solo dopo, quando ho provato a togliere la torta dallo stampo ed è rimasta appiccicata, ho realizzato. Non era cruda dentro e non era cruda sopra ma sotto un po' sì. Non tanto. Un po'.
Quel poco che basta per farmi dire "ma che imbecille". Ah beh, sì, si trova sempre un buon motivo per darsi dell'imbecille! Soprattutto quando si sente freddo al collo dopo anni di copertina di Linus: pensieri surgelati. Forse nel forno ce dovevo mette la capoccia!
Tra l'altro non avevo neanche la scusa dell'influenza...
Non è mo che me sto a fustiga' pe' sta cazzata però santo cielo, me vie' er dubbio che ho bruciato le sinapsi co' l'acqua ossigenata pe' i colpi de sole!
Tu pensa (tu ipotetico, come se dice a Roma), dico tu pensa se stavo a Bake off! La frolla perfetta, ganasce e crema lisci e senza grumi, peperoncino soggettivo quindi ok...e che faccio? Cuocio col grill! Ma allora partecipa al reality del barbecue, no? Mejo! Torta ar barbecue! Originale!

'nsomma ecco, questo è il risultato. 


Spalmata di gelatina di albicocche e decorata con due peperoncini mezzi secchi, sembra bella.
In realtà sono certa che Knam lo vedrebbe pure dalla foto presa dall'alto che la frolla non è ben cotta sotto!
Come al solito siccome a giudicarla non è stato un palato avvezzo, ma nemmeno cinque o sei, hanno tutti fatto lo stesso commento "mortacci, bbbona!". Perché poi la crema è buona, brucia come l'inferno, a mio avviso, ma è venuta bene! La pasta anche. Era buona da cruda e lo è anche da semi cotta! Poi i bordi, le strisce, la crema...è tutto buono.

Me sto a giustifica'? Uh sì. La Primavera mi rende ottimista.

Poi su, è una torta di Knam, a meno che non si fanno enormi cazzate, non potrà mai fare schifo.
La differenza sta nel fatto che la mia è buona, la sua è sublime. So' differenze importanti.

p.s. la mia amica Valentina me l'ha ordinata per una cena in casa. Se vede che è buona sul serio.

pps: mentre scrivevo il participio passato del verbo fungere ho avuto qualche fastidio. Mi risulta brutto, cacofonico al punto di sembrare sbagliato. Per associazione di idee, mi è venuta in mente una barzelletta che mi faceva tanto ridere, addirittura che ha valso il soprannome a chi ce l'ha raccontata, col suo finale.
Ovviamente la scrivo:
Una coccinella si trova nel bosco quando inizia a piovere. Vede un bellissimo fungo con un cappello molto grande e ci si rifugia sotto.
"Come sei bello e grande, grazie che mi ripari dalla pioggia" dice la coccinella
"Non c'è di che" risponde il fungo
"Senti, toglimi una curiosità, ma tu sei un ombrello o fungi da ombrello"
"Fungo".

Ahahahahaahahahahhaahahah! ecco sì, mi fa sempre ridere un sacco.


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