giovedì 8 gennaio 2015

Last Christmas I gave you my Apfelstrudel

A questa cosa del titolo con frasi di canzoni non riesco a rinunciare.
Per fortuna il blog è mio e faccio come me pare.
Anche se la bruttezza stavolta è abbastanza inquietante.
E' come la pizzeria a taglio che si chiama "C'è pizza per te" o la panetteria "Pane amore e..."
Roba da brivido continuo sulla pelle insieme ad una specie di smorfia di disgusto che potrebbe addirittura compromettere la voglia di continuare a leggere.
Per fortuna però, il mondo  è pieno di gente che ride alle battute dei cinepanettoni, qualcuno riderà di gusto su questo titolo e io mi sentirò gratificata dalla mia perserveranza.

Sta di fatto che, come intuibile dall'orrido utilizzo di George Michael che speriamo mi perdoni, sono partita dallo strudel.
Il genio che è in me, tra le infinite ricette presenti nel  libro di Knam, un libro di quasi tutte torte al cioccolato, nato probabilmente per celebrare l'amore dell'autore per il cioccolato, ha scelto lo strudel, un dolce senza cioccolato.
Mi faccio voler bene da subito, proprio come persona!

Però c'è da comprendermi perché insomma il 3 di gennaio, dopo che i grassi saturi m'hanno occupato casa che j'ho dovuto fa' lo sfratto esecutivo co' le forze dell'ordine in tenuta antisommossa pe' mannalli via, l'idea di preparare una torta piena di cioccolata che satolla al solo leggere gli ingredienti, di pronunciare la parola ganache senza pensare alle proprie mandibole che tritano cibi h 24 o di squagliare tavolette di fondente senza ritrovarsi costretti a infilarsi un ago di insulina nella coscia, non è proprio facilissimo.
E un po' il fatto che lo strudel sia composto di mele cotte, dà quel senso di pace con la propria coscienza che solo il dolcificante nel caffè quando si accompagna col cornetto alla crema, sa dare.

Inoltre durante queste feste, diciamo dal 24 dicembre al 6 gennaio, mi sono spostata come la pallina di un flipper da case di parenti a case di amici, da negozi a supermercati, dalla cucina al divano, senza soluzione di continuità, fermandomi solo per ingurgitare cose commestibili, più o meno in modo volontario. Il tempo per fare una ricetta che ha bisogno di ingredienti ricercati, riposo in frigo o riposo in freezer, nonché di stampi che non possedevo, quindi, non l'ho avuto.

Però posso elencare anche motivi poetici! Per esempio che l'ultimo viaggio oltralpe che ho fatto con Corrado è stato a Vienna, 2 mesi fa.
Una città splendida che ci ha lasciato la bellezza negli occhi e uno strudel della madonna nello stomaco. Lo abbiamo mangiato nel giardino del Castello di Schönbrunn, seduti come se fossimo due nobili amici dei principi della dinastia asburgica ma anche un po' Gasparino er Carbonaro alla tavola del Marchese del Grillo.
A mio avviso pe' fallo veni' bono come quello, nun devi fa' artro nella vita ma storicamente i tentativi hanno portato a nuove scoperte e vassape' che io so'  una de quelle audaci e temerarie scopritrici?
Nel caso ve lo domandaste: no.

L'ho fatto il 3 gennaio, lo strudel.
Ora di inizio 16.10. Ora di fine 18.30.
Knam probabilmente, nello stesso tempo, avrebbe sfamato tutta la Wiener Philharmoniker dopo il concerto di Capodanno, sfornando pure 'no stuzzichino per il pubblico.
Sembrava  invece che io avessi aspettato che maturassero le mele sull'albero, che se seccasse l'uva passa e che cascassero le pigne coi pinoli dentro, prima de cucina': lenta come il 90 elettrico sulla Nomentana da quando non è più Express. A mia discolpa posso elencare una serie di scuse pronte stile ansia da prestazione ma siccome le conoscerete già tutte, famo come se aveste capito.


Cronologicamente potrei dire che le fasi di preparazione sono state queste:
"Per favore Corra mi compri le mele e la manitoba?"
"Per favore Corra mi sbucci le mele?".
"Corra abbiamo un cd di musica classica? Voglio sentire Strauss mentre preparo lo strudel"
Allitterazione di "Str".
Il resto l'ho fatto io, giuro.
Ho preparato la pasta, tostato il pangrattato con cannella, zucchero, burro e pinoli, mischiato le mele a zucchero e limone, poi composto lo strudel prima di infornarlo.
Ha cotto quanto il buon Ernst comanda: 10 minuti a 220° e 15 a 200.
L'ho dovuto mettere per obliquo sulla placca del forno perché in lunghezza la superava di quei cinque - dieci centimetri che, in taluni casi, so' 'na signora cifra.
Come tentare di fare entrare me dentro una 44 (magnum) comprata da Bershka.

Risultato estetico rispetto a knam?
Non lo so, perché tra l'altro 'sta ricetta, tra le tante, non aveva le foto.
Ho un subconscio clemente e che ce vede lungo.
Ha detto "evitiamo i paragoni, almeno la prima volta!".
Doveva sembra' 'no strudel e ce sembrava. Me pareva già 'na cosa.
Però posso dire che ho sentito il Bel Danubio Blu su Spotify ad occhio e croce per più volte di quanto non abbia visto il valzer ballato da Candy Candy e Terence nella puntata della festa di maggio.
Volevo ascoltare qualcosa in tema, una musica ispiratrice così, come raccontavo, ho chiesto aiuto al tablet di Corrado e a Spotify.
C'ha suggerito (e propinato) Strauss Jr in tutte le salse, anche in una terribile versione campionata come quelle dei karaoke. Mica dico che è brutta (salvo l'ultima versione) ma due ore lo stesso brano è peggio di un bambino di 2 anni che vede settanta volta la stessa puntata dei Teletubbies!
Per ascoltare qualcosa di diverso, in un momento di pausa tra la pasta a freddare e il pangrattato a tostare, abbiamo dovuto fare una ricerca da archivisti che manco Guglielmo Da Baskerville
Traguardo raggiunto con la celeberrima "Così parlò Zaratustra" che almeno era di Strauss padre e che dura un po' di più del Danubio Blu (rima involontaria da rapper sfigato).

Durante la cottura dello strudel, per rendere omaggio al valzer, in compenso, io e Corrado abbiamo ballato in cucina.
Diciamo che la proporzione della riuscita del ballo è equivalente a quella della riuscita dello strudel. No, peggiore. Roba da far impallidire pure due pali della luce alimentati a led. Pazienza, ringraziando il cielo non c'era pubblico sennò ce sònavano le campane come alla Corrida!

Invece lo strudel ha avuto una giuria d'eccezione. Non ho mangiato tutti i suoi 40 centimetri io, nel tentativo di capire cosa non mi convincesse, l'ho portato a casa di mia sorella come dessert per una cena a base di polenta e spuntature. Abbastanza a tema, quindi.
C'erano a tavola, oltre ai padroni di casa, mio cugino Francesco, la sua compagna Simona e la loro figlia Alice.
Parenti normalmente residenti a Pisa che quindi potevano mentire senza paura di dover poi assaggiare anche tutte le prossime torte.
Malgrado la non ottima riuscita del dolce, a mio avviso, sono stata molto felice di aver esordito giocando in casa: quando ero piccola o meglio fino al 1993, vedevo i miei parenti pisani soltanto a Natale, quando mio zio, fratello di mamma, scendeva nella capitale per far visita a suo padre, mio nonno.
(Faccio delle rime orrende senza neanche volerlo. Che pena...)
Erano giorni divertenti. Mio zio è sempre stato molto simpatico e le tavolate non erano mai noiose e austere, piuttosto caciarone e pullulanti di modi diversi di parlare di cacca. Lo ha sempre divertito parlare di cacca. Durante le tombolate post prandiali, poi, inventava significati da smorfia ai numeri che ancora oggi ricordo con ilarità; mio nonno, sardo dai tratti segnati e la pelle scura, uomo solitamente molto serioso, giocava a Mercante in fiera sfoderando risate gracchianti al sapore di nazionali senza filtro ogni volta che vinceva con la sua carta preferita, l'arabo. Cosa che succedeva molto spesso.
Nelle giornate senza cene e pranzi imposti, zio ci portava tutti al cinema, me, mia sorella e i miei cugini, Francesco e AnnaChiara, a vedere qualcosa di "appena uscito".
Grazie a lui ho adorato, tra gli altri, "La storia infinita" dal primo giorno che l'ho visto, nel Natale del 1984. Zio ha sempre amato le tradizioni ed in questo somiglia più a mio padre di quanto non somigliasse a sua sorella, mia mamma, che invece le rifuggiva, almeno all'epoca, come il male assoluto. Con lui ho mangiato ogni anno le mele stregate a Piazza Navona ed è un'abitudine che, fino a quando le mele non hanno cominciato a bruciarmi nello stomaco come se fossero palle di fuoco (caramellate), ho mantenuto negli anni.

In questo contesto la cena con la parte di parenti scesi nella capitale, con a tavola quei bimbi ormai genitori (o zii) e lo strudel come forma di unione, è stato il migliore degli inizi.
Nonché un involontario motivo poetico di trade union tra comunione a tavola, passato e presente, mele.

Per la cronaca: per fortuna sono tutti delle ottime forchette e lo strudel è finito.
Mi prometto però di rifarlo a prescindere dal blog, per eliminare i difetti.

A mio avviso infatti ho sbagliato a: stendere poco la pasta che dovrebbe essere quasi trasparente e invece lo era parzialmente, un po' come qualcuno che tenta di defilarsi dalla riunione di condominio senza essere visto quando i condomini sono 6 in tutto; pesare le mele prima di sbucciarle che quindi poi sono state poche soprattutto se levi il torsolo con l'accetta da boscaiolo, usare le annurche perché le renette non c'erano.

A mente fredda mi chiedo: sarà stato un caso che io abbia scelto una torta, oltre che senza cioccolato, anche senza lievito??


4 commenti:

  1. Mi hai fatto ridere 3039 volte :)

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  2. Mi offro volontaria per assaggiare il prossimo strudel!!!!

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  3. Per te ho in serbo anche una splendida torta un sacco cioccolatosa che amerai tantissimo! Però assaggerai anche lo strudel :)

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