venerdì 6 febbraio 2015

Rotary club of Malindi...



...ovvero Roberto Vecchioni, un album e un brano quasi dimenticati  (o forse dimenticabili?) ma una mia grandiosa illuminazione per dare il titolo-sineddoche a questo post.

La torta si chiama Kenia. 

Echeggiano le mie risa e applausi del pubblico a scena aperta. 
Sono come Gigi Sabani che rideva durante le sue stesse imitazioni ma lo applaudivano comunque. 
Se non vogliamo scomodare i morti, ora lo fa anche Gabriele Cirilli.

A dirla tutta, ci sarebbe ben poco da ridere considerando che, fino al pomeriggio di domenica, volevo fare un'altra ricetta.  Avevo preparato tutto il necessario ed ero pronta e carica tipo "dai, dai dai!" di Renée Ferretti; avevo addirittura impastato il giorno prima la frolla, necessaria per la torta decisa, per tenerla in frigo 24 ore e finalmente averla vinta su Knam ma con le mani praticamente già in pasta, domenica pomeriggio, ho realizzato che non avevo comprato un ingrediente, quasi il fondamentale: lo zenzero candito. 
Sono uscita sabato con l'intento di comprarlo durante una passeggiata ma siccome mi ero ripromessa, lo stesso pomeriggio, di cercare a mio nipote il costume di carnevale di Capitan America e quando devo fare qualcosa con e per mio nipote, dimentico pure di fare la pipì, me lo sono scordato. 
Non contenta dello shopping infruttuoso del giorno prima, inoltre, ho passato quasi tutta la domenica all'outlet di Castel Romano con mia mamma a cercare una borsa, regalo di Natale ancora in sospeso e che, vista la mia totale incapacità di giudicare le borse, non ho trovato. 
A quel punto ormai era tardi, come avrebbe detto Vasco Rossi e ho ripiegato con nonchalance sull'unica torta rimasta nel libro che prevedeva la frolla e di cui possedevo tutti gli ingredienti a casa, la Kenia, appunto.              Con la i. Non è che sono ignorante, è una licenza poetica del maestro. 

Frolla intera. Per chi non crede
Non so se sia o meno trapelato dalle mie parole ma con orgoglio posso dire che la frolla finalmente ha avuto un esito positivo: è stato molto bello stenderla tutta intera e non doverla rattoppare come quando cerco di dare forma umana ai pupazzi di Didò che fa mio nipote, senza fargli vedere che sto manipolando la sua arte astratta, altresì detta "totale incapacità di percepire le proporzioni di un solido".                                                                               Quando l'ho messa a cuocere e dopo 5 minuti profumava di vaniglia e burro fuso, ho avuto un momento di estrema felicità, una cosa tipo: "wow, cazzo, allora è così che dovrebbe essere!".

L'ho proseguito ascoltando e cantando i successi di Vecchioni contenuti in una Platinum Collection di cui ho il cd. Non è che "Milady", "Blumun" o "Samarcanda" siano proprio da spaccarsi dalle risate, non è che sia un allegrone, il buon Roberto ma ha quella poesia sottintesa, quell'italiano così perfetto ed enfatico, l'ironia e la concretezza unite alla forte capacità di emozionare che tutto mischiato ha un suo perché non indifferente.
Vecchioni è proprio come una torta: è il tutto che lo fa perfetto com'è, a prescindere dai gusti.

Frolla cotta e ganasce
Giusto per creare un fil rouge con la torta "tris" ho ascoltato, tra le altre "Luci a San Siro", che i più ricorderanno facente parte della stessa scena di "Tre uomini e una gamba" in cui Giovanni ascoltava "Ridi pagliaccio". Questo perché anche qui ho dovuto combattere con una mousse al cioccolato fondente. No, non è per questo però faceva molto fico dirlo. E' stato un caso, forse karmico, ma un caso. A prescindere, comunque, presa coscienza dei precedenti errori, soddisfatta e canterina, ho fatto prima la ganasce con cui coprire la base di frolla e poi la mousse, riuscita perfettamente. Knam diceva di dare una forma di cupola alla torta e che ciò era possibile solo se la mousse aveva la giusta consistenza. Essendo riuscita, alzo le dita in segno di vittoria.


Diciamo che più che una cupola era 'na mezza collinetta che se ce mandavo i puffi in settimana bianca me dicevano "Aho, che m'hai portato a scia' su uno sterco de vacca?", però voglio guardare il miglioramento e accontentarmi di ciò.
Oltretutto, tempi di attesa a parte, ho completato la torta in meno di un'ora, frolla del sabato compresa e che me vuoi di'? Eh? Eh? Eh? Niente, appunto.                                                                                                               
Tra parentesi: il costume di Capitan America non l'ho trovato.
L'ho cercato nei negozi di giocattoli, dove non c'era ma comunque quello dei suoi colleghi costava tra i 50 e i 60 euro, che se me lo faccio costruire dalla Stark costa de meno!
Poi l'ho cercato da coloro che posseggono il tutto, anche quello che non pensi esista e del quale non sai ancora di avere bisogno: i negozi dei cinesi. Appurare con delusione infinita che neanche lì ci fosse, appeso tra un caricabatterie con scaldapizzette incorporato e un orologio con torcia a led, il mio supereroe, un po' mi ha ucciso.
Avevano la versione povera della maschera di Batman, di Superman e dell' "Hombre Arana", l'uomo ragno messicano ma il muscolosissimo Capitan America no.
Bistrattato. Epurato. Esodato. Cassato. Caput.
Vorrei iniziare ora una lunga disquisizione socio-politica a sfondo filosofico su questa chiara e deliberata esclusione da parte dell'Impero d'Oriente in territorio occidentale, del supereroe simbolo degli ideali americani, icona del sogno di libertà e democrazia statunitense, quasi a voler lanciare un chiaro messaggio di disprezzo, volto a consolidare il potere e la supremazia cinese degli ultimi anni.

C'erano le tartarughe ninja, i Power Rangers, i Cavalieri dello Zodiaco! E Capitan America? No. Lui non può entrare. Lui non deve entrare né nel cuore né nell'economia orientale. Ecco, vorrei parlare per la lunghezza di un saggio intero da far uscire allegato alla pregiatissima rivista Limes, di questo complotto anti stelle e strisce perpetrato dalla nuova potenza mondiale.

Vorrei, giusto per rompere le palle e montare un'ulteriore assurda teoria complottistica, per quanto più sensata di tante stronzate che leggo su internet... vorrei, dicevo, poi però riguardo la foto che ho fatto al bambino stampato sulla confezione del costume di Superman e mi intristisco talmente tanto che riesco solo a concentrarmi sull'enorme mistero del perché mio nipote, che ha 4 anni, voglia mascherarsi proprio dall'avenger con meno poteri, che cioè, c'ha 'no scudo, potente quanto vuoi ma 'no scudo!
A Roma fino a qualche anno fa valeva 5 mila lire!!!



La conclusione della storia è che mia sorella ha trovato alla Lidl la maschera, quella per la faccia, con la A in fronte, del poro capitano ed è stata fatta arrivare al figlio come un mio regalo.
Mi ha mandato un messaggio vocale che recitava "E' proprio uguale zia, mi piace molto e anche l'adoro fino a America".
Vorrei esplorare il concetto di America che ha il piccolo Ricky: lontana, piena di supereroi, con mostri enormi che distruggono grattacieli (chiara metafora dell'11 settembre).

ps. Comunque questa è la torta. 
Senza Cacao spolverato sopra

e col cacao. 



Il giudizio degli utenti è stato unanime: bòna 'na cifra.


Ps. Alla fine è possibile che Ricky sia solo già un coatto, un tamarro, un truzzo... je piace er tipo muscoloso e va in giro dicendo "A zi' damme 'no scudo.".




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