mercoledì 25 novembre 2015

Se Dio muore è per tre giorni e poi risorge

E' il 23 di novembre ed io vorrei scrivere di nuovo, tutto il giorno e tutto il mese e tutto l'anno, dei concerti di Tiziano Ferro. Del concerto di ieri, per la precisione.
Titolo: Della felicità e dell'emozione.
Sottotitolo: mentre chi odia trema.

Dovrei cominciare a pensare di fare un blog su Tiziano Ferro e sull'importanza che riveste nel mondo, non solo nel mio, emotivo e materiale. Vedremo, ci penserò nel 2016.

Torta di mele streusel. La torta :) 
Dovrei, accantonata l'ipotesi Tizzy, ricordarmi che ho ben 4 torte fatte di cui non ho scritto e farmi venire in mente qualcosa di cui parlare che non sia "gli attentati terroristici di Parigi".

Eppure è come se mi fosse impossibile evitarlo.
Al di là di quanto sia stato sconvolgente il tutto ne sento il bisogno non per il fatto di per se stesso per il quale di certo non serve anche la mia idea in merito.
Piuttosto per l'effetto panico totale scatenatosi da noi, che non riesco a comprendere e condividere.
Non mi ci ritrovo e continuo ad analizzarlo.


Domenica Tiziano Ferro, durante il concerto, ha rivelato che mille paganti di sabato non si erano presentati. Non poche centinaia, che visto il freddo sarebbero state comprensibili per influenze, no, mille.
Mille paurosi. L'ho visto sulla sua pagina facebook, il giorno dopo Parigi, scrivere da molti fan "vendo   biglietti per il concerto di sabato e/o domenica". Quei mille hanno rinunciato. Per paura.
Non sta a me giudicarle, per carità, non è questo il mio pensiero.
Ma mi chiedo...
Che vita è una vita di paura? Che vita è una vita non vissuta, rinchiusa nel terrore di essere uccisi?
Quanto può durare l'effetto generato dal bombardamento di informazioni continue e alcune volte anche falsato, che ci viene fornito?
Perché non abbiamo avuto la stessa paura dopo Londra, dopo Madrid, dopo Charlie Hebdo, dopo la Tunisia questa estate? Dov'è il discrimine?
Ed invece... cosa ci ha fatto pensare e continuare a credere di essere intoccabili, di poter arrivare indisturbati alla vecchiaia e noi, solo noi che viviamo nella "parte fortunata" del mondo?
Il benessere  è stato a darci ciò?
Gli orrori si consumano giornalmente in tutto il resto del mondo ma ora abbiamo paura.
Per carità è vicino, è probabile che succeda anche qui ed è, credo, normale avvertire il "clima di ansia e terrore" istillato. Tanto è lontano e non lo sai, dice  Baglioni.
Però non riesco ad entrare in sintonia con quest'ottica di immobilismo.
Ho vissuto fino a 42 anni senza una guerra, in discreto benessere economico, ovvero con una casa, cibo tutti i giorni, non ho attraversato terremoti, alluvioni, disastri ecologici, malattie importanti.
Ho visto morire mio padre a 53 anni e ho creduto nei 10 anni successivi di avere un tumore come lui.
La percezione...
Lo so, è terribilmente retorico tutto questo ma sono domande che mi faccio di continuo.
Mi domando: se tutti i giorni di tutti i mesi di tutto l'anno facessero servizi televisivi e articoli di giornale sugli incidenti in autostrada,  in aereo, in treno quanti avrebbero paura di viaggiare?
Se di continuo vedessimo persone in ospedale malate di cancro ai polmoni generato dal fumo, quanti additerebbero il fumatore di essere un suicida omicida?
Ovvero, quanto il problema è reale e quanto percettivo?
I cancelli del Palalottomatica, prima del concerto di Tiziano Ferro, sono stati aperti alle 18.30 passate. Mai avvenuto così tardi, a memoria mia. Il tempo giusto che si può aspettare per non creare panico fuori o dentro. Mi hanno controllato il biglietto 3 volte. Hanno perquisito lo zaino e passato il metal detector a tutti quelli con la giacca più abbondante di un giubbotto jeans. Era normale pensare che sarebbe avvenuto ciò e questo, a mio avviso, rendeva più probabile essere ammazzati a raffiche di mitra dentro un centro commerciale che a quel concerto.
 Però "è successo ad un concerto" e quindi "ai concerti non si può più andare".
frolla pronta per essere farcita
Una percezione avvertita da giovani, non da anziani che guardano il mondo evolvere troppo velocemente per loro, non dal genitore preoccupato che si fa il segno di croce sperando che a suo figlio non accada nulla.
Da ragazzi a cui è forse crollato il castello di carte della certezza di vivere sicuri, almeno dalle guerre, di crescere con la convinzione che l'Europa sia scevra da pericoli armati.
Una reazione a caldo o un tilt emotivo?
Si può morire in tanti modi anche non programmati o meglio messi in conto dal nostro innato istinto di voler prevedere i pericoli: per un terremoto, per un'alluvione, per un incendio.
L'essere "sorpresi" dalla morte ci fa sentire più vulnerabili?
Lo siamo. E lo siamo a prescindere.
Sto discorso non ce l'ha una conclusione. Solleva solo dubbi sugli effetti psicologici che sta scatenando e scatenerà questo crescente clima di terrore su ognuno di noi.
Mi spaventa il fomento.

Parliamo di dolci? Parliamo di dolci. Meglio.

E parliamo dell'ultima delle torte di mele presente sul libro.
Panetto di impasto per streusel
Torta di mele streusel ovvero una crostata con crema pasticciera, mele e ricoperta di briciole di pasta frolla stile crumble ma tedesco, con farina di mandorle.
Sulla torta di mele ormai sono ferratissima e vorrei ben vedere.
Non c'era una gran difficoltà quindi, nel comporre questo streusel sopra.
Una volta creato l'impasto si riduce a panetto e si fa congelare. Dopo si grattugia sulla torta.

La torta prima di essere infornata
A giudicare dal finale è sembrata proprio come doveva venire.

La torta era buona. Da rifare senza dubbio.
La coccola della stagione fredda, magari accompagnata ad una tazza di the dalle note speziate.







10 righe che sembrano un blog di cucina che non è, sotto a 100 righe che sembrano un qualsiasi blog scritto negli ultimi 10 giorni.




Ho un futuro come "via de mezzo".










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