lunedì 23 novembre 2015

Come si cambia per ricominciare

Il gatto e il cambio di stagione
A mio avviso non c'è momento peggiore nell'anno femminile, di quello del cambio di stagione.

A colui che ha inventato, brevettato o solo pensato, l'armadio 4 stagioni, dovrebbero dare il nobel per la pace interiore. 
Che non esiste ma fosse per me lo istituirei.
A lui, al genio dell'armadio di Vivaldi e poi al creatore di Love Actually, Scrivimi una canzone e Almost Famous, ai locali che servono mojito sulla spiaggia, all'inventore dello specchio dimagrante, ai concerti di Tiziano Ferro lo darei  ad honorem.
Gli altri anno per anno.



Domenica ho guardato l'armadio e ho dedotto che sì, lo dovevo fare. Il cambio di stagione, intendo. 
Meringhe in lavorazione
Il Meteo tra un altro po'  veniva a bussare a casa dicendomi "ancora co' le Birkenstock vai in giro? ma che sei tedesca? o 'na suora? datte na regolata, no!" 
Così, non essendo provvista di mille ante ne tantomeno di un letto contenitore,  m'è toccato.
Con il ciclo. Rendiamoci conto.
Praticamente un suicidio umorale. 
Duecento scatoloni sul letto, canottiere e pantaloni svolazzanti a cui dire addio, parei che ancora profumano di iodio da relegare per almeno 9 mesi, nella lontana prospettiva che, una volta ripresi, sarà nata almeno una bandana...
E' stato un momento terribile.
Come tutti gli anni, d'altronde.
Wasabi 
E' una specie di funerale dell'estate, in cui si commemorano la perdita dell'abbronzatura, dei piedi liberi, della voglia di insalata, delle gite al mare la domenica.
Il tutto condito dalla tragica idea che forse un paio dei tanti pantaloni messi via l'anno precedente, non entreranno più.
Perché ne basta uno, uno solo, magari che entra pure ma sta leggeremente più stretto, per gettarsi nel panico totale del "porca mignotta mo c'è pure Natale, a gennaio sarò un maledetto barile adiposo!"
E decidere di vestirsi nei giorni successivi con le tute senza elastico riesumate dai bidoni gialli della Caritas.
Torta pronta per il frigo
Vorrei rassicurare il mondo che se sono ancora qui a scrivere, se non avete sentito di suicidi di acari terrorizzati di trovarsi nel mio armadio, è perché i pantaloni mi sono entrati tutti. O quasi.

Confesso che un paio non sono riuscita a provarli.

Avevo lo spettro della torta da fare, una mousse al cioccolato con wasabi, servita con meringhe al wasabi e grué di cacao insieme a mango e succo di frutto della passione, potevo provarmi i pantaloni a vita alta, comprati a saldo quando avevo 5 kg di meno? No. Non potevo.

Non so se le due cose siano state strettamente collegate ma nel dubbio ho preferito non rischiare.
Metti che i pantaloni me tiravano sulla pancia? Non passavano dalle cosce?

Chi avrebbe avuto il coraggio di sciogliere barre di cioccolato fondente come se non ci fosse un domani?

Infatti è venuto un bel dolce. Le meringhe dovevano essere dei bastoncini simili a sigarette e so' venuti dei serpentelli sempre per colpa del sac a poche, la torta doveva essere triangolare ma non ho trovato la teglia e l'ho fatta a cupola, il wasabi dovevano essere 50 gr ma me pareva troppo e ne ho messi 30.

Però bello. E buono. Evidentemente un po' la tecnica dell'ignoranza, funziona.

Tocca che me lo ricordo quando mi incazzo con gli ottusi razzisti che popolano questa nazione.
L'ignoranza aiuta a vivere meglio.
Agitare bene prima dell'uso.
Se il problema persiste, consultare un lobotomista.


 La torta sformata


Torta servita



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