giovedì 11 giugno 2015

Il senso gravitazionale che non c'è

Sono almeno tre volte che scrivo metà post e poi lo cancello.
Niente mi sembra avere un impatto così importante per descrivere la torta alla crema frangipane e frutti di bosco fatta nello stesso week end in cui ho visto il concerto di Samuele Bersani "Plurale Unico" all'Auditorium di Roma, con mia sorella.

E' così tanto difficile mischiare le due cose oppure raccontarne solo una che è passata una settimana e spicci e ancora sto qua, senza risultati.

Posso fare un post di poche righe? Dice "E' il tuo blog, fa' 'n po' come te pare".
Eh sì perché avoja a di', nun ce riesco!

Samuele in una foto fatta male
Si può descrivere la bellezza di un brano meraviglioso come "Giudizi Universali", cantata con Carmen Consoli? O "Il pescatore di asterischi" al quale si è aggiunta la voce di Marco Mengoni? Per citarne due.
No, non si può. Si può ascoltare con ammirazione, si può rimanere esterrefatti, a bocca aperta, emozionarsi ma a parte usare tutti gli aggettivi possibili, metafore, iperbole e buttare sentimenti a caso nel calderone, come in un libro di Moccia beh, purtroppo non so fare.
Se fossi stata capace, probabilmente, avrei fatto un altro mestiere.
Avevo accanto mia sorella e con lei ho diviso i ricordi e i suoni di quella serata, come una cosa solo nostra.
Che alla fine uno potrebbe pure di' che sto a fa' rosica' gli assenti e che è na specie de "la prossima volta ce vieni!".
Infatti un po' lo è ma non del tutto.

La realtà è che volevo descrivere questo week end di fine maggio pieno di sapori, odori, note ed emozioni, tutto mischiato con sapienza, descrivendo con belle parole la completezza di un concerto pieno di ospiti così diversi tra loro che facevano uno splendido tutt'uno, azzardando un banale parallelismo con la torta; invece siccome sono capace più a scrivere di stronzate che di cose belle, più a rendere colorato quello che sarebbe in bianco e nero o addirittura che altrimenti passerebbe inosservato che di spettacoli eclatanti, quando se tratta de quaglia', de racconta' quant'è bella na cosa, so' 'na schiappa totale.

Frangipane in frigo
Anche se poi avrei da dire che per la prima volta in quattro torte, la crema frangipane mi si è cotta ed è venuta bene. Questo perché ne ho messa soltanto 2/3 di quella prodotta. Il resto l'ho malamente conservato dentro un bicchiere di vetro che butterò appena avrà cambiato colore dopo 2 mesi in frigo.
Ho scoperto che cotta bene, la crema frangipane, non è così dolce come quando è mezza-mezza e che si amalgama perfettamente con il resto della torta.
L'acqua calda è di certo stata una scoperta che ha suscitato più sorpresa ma tocca avere pazienza con me: sto capendo cose, imparando nomi e ricette che non sapevo manco fossero possibili e ogni tanto mi comporto come i bambini che vedono l'arcobaleno per la prima volta.

Dopo la breve indulgenza, vorrei aprire una piccola parentesi sul serio problema di conservare le cose in frigo per mille anni e non buttarle fin quando nun te chiamano dar frigo, disperate.
Ma perché? Perché non ci si dà un tempo limite di decenza? Perché quando oggettivamente si sa che non si mangerà una cosa, non  si conferisce degna sepoltura quando ancora si può aprire il contenitore dentro il quale è conservata, senza che questo esali nubi tossiche di rancido?
Mi riservo di farci un racconto a parte. Va approfondito l'argomento come studio sociologico.

Ho da fare una confessione, un mea culpa importante: questa torta aveva una base di pasta frolla, crema frangipane per farcitura e sopra frutti di bosco a profusione messi un po' a caso. Frolla perfetta secondo i miei canoni di perfezione, crema frangipane "se famo un didietro a monta' er burro che manco in palestra" dall'ottimo aspetto, frutti di bosco? Surgelati.
Roba da scomunica, lo so ma il quantitativo chiesto dalla ricetta prevedeva che io comprassi 3 vaschette di frutti diversi, da circa un etto l'una ma dal costo di 3 euro e 50 ciascuna. Mo va bene tutto eh, però più di dieci euro pe' tre etti de palline me pare eccessivo! La stessa quantità, surgelata, costava 2 euro e 7 centesimi. Lo so, non è la stessa cosa e vade retro satana ma la torta andava cotta e i frutti pure, poi rega', devo arriva' a fine mese! Se tutte le settimane devo da' via un organo vitale pe' paga' gli ingredienti, tra du' mesi l'ho finiti! Tra l'altro co' qualcuno, lo stomaco per esempio, usato e malandato, nun ce pagavo manco i frutti surgelati!

 Alla fine la torta era buona. Come sempre.
Poi siccome io quella di Knam non l'ho assaggiata, mi beo della bontà della mia senza pormi troppi problemi. Relativismo ottimistico.
Un po' come sentirmi magra in un centro per grandi obesi.

 Eccola qua.  



In tutto il suo splendore, non lucido di gelatina di albicocche perché l'ho finita
 e non me ne sono accorta.

E poi posso dirlo? Non la so usare. Sono certa che va messa diversamente da come faccio io: con il pennello prendendola direttamente dal barattolo. Forse va scaldata, va resa più malleabile. Non lo so, so che quando io lucido 'na torta sembra che sto a mette il gel ai capelli de Neymar: a cazzuolate!


 Nel prossimo post parlo degli avanzi eh? Sì, è una cosa che devo fare. Per forza.


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