mercoledì 24 settembre 2014

Ma chi ti ha dato la patente?

Alla fine il motivo per cui maggiormente mi infervoro in questi lidi, è ciò che accade in questa 'azz di città in cui vivo.
Roma peggiora, declina, crea odio e intolleranza, crea streghe a cui dare fuoco sulla pubblica piazza, genera maleducati e incivili che crescono in proporzione all'abbandono della città da parte della giunta da cui è governata.
Ci sono sprazzi di ribellione civile, come il meraviglioso movimento "Retake", in cui cittadini si riuniscono in strade e piazze per pulire i muri dalle scritte e dai cartelli abusivi.
Ci sono abitanti di quartiere che versano spontaneamente soldi per ripulire i piccoli parchi di fronte le loro case.
Ci sono centri di integrazione culturale e razziale o luoghi strappati al degrato, per bambini, tutti rigorosamente privati.
Ci sono movimenti a favore dell'uso delle biciclette che combattono giornalmente contro barriere burocratiche, architettoniche e mentali.
Come dire, c'è tutto. Ma niente che sia amplificato da "chi di dovere", (quindi non i già tanto impegnati cittadini stessi), così da diventare l'ordinario e non lo straordinario.

Quindi succede che la mattina tu esci con la macchina e, parafrasando, la tua vita da pedone/motociclista/ciclista/automobilista/frequentatoredimezzipubblici, è come una statola di cioccolatini: non sai mai quello che ti capita.
Nella stragrande maggioranza dei casi però, sei certo che capiti in male e non in bene.
Diciamo in un ottimistico 80-20. Ottimistico.

Come stamattina, ad esempio.
Ho indossato la maschera da automobilista e lasciato a casa quella da ciclista eppure le cose non sono cambiate moltissimo.
Ovvero, con qualunque mezzo tu sia, se sei civile e ti aspetti civiltà, soccombi e torni a casa col fegato grosso come quello di una povera oca destinata solo a diventare "fois gras".

Pioveva e la pioggia fa crescere come i funghi, isterici alla guida.
Mi aspettavo il peggio, quindi. Ero uscita consapevole che avrei pagato pegno per aver pigramente deciso di usare le quattro ruote!
Ho attraversato strade con corsie preferenziali degli autobus, semafori pedonali, attraversamento studenti e malgrado ciò, sono arrivata vicino al luogo di lavoro con una media bassissima di "vaffanculo" e "guarda sta testa de minchia" che quasi ero stupita.
Infatti ho il pegno l'ho pagato, alla fine, col parcheggio.

Via Panaro, andavo ad andatura non veloce perché, appunto, cercavo parcheggio.
La macchina dietro me ha cominciato a strombazzare come se avesse una partoriente con 6 centimetri di dilatazione seduta nel posto del passeggero.
Ho messo la freccia per girare a sinistra e farle intuire che se voleva correre come la tartaruga di Bruno Lauzi, poteva farlo camminandomi a destra. Non lo ha fatto e mi è rimasta quasi incollata al culo. Un metro dopo ho visto un posto e la freccia l'ho usata per piazzarmici.
Avendo fatto la curva un po' larga, risultavo un po' distante dalla macchina accanto, quasi un metro. Per riallinearmi, sono andata leggermente avanti per fare marcia indietro e stringermi.
La macchina della partoriente si mette al mio posto.
C'entrava pe' puzza, visto che io stavo indietreggiando.
Probabilmente il proprietario è un chirurgo di precisione o un fissato del Tetris, ho pensato.
Ho tirato giù il finestrino: "Signora" (perché era una donna- labbrasiliconate- taielleur beige - capelli sempre perfetti - ho 50 anni ma ne dimostro 40 finché tengo le mollette alle orecchie e non sorrido) dunque "Signora, mi ci sto mettendo io qui"
"Ma che sta dicendo? Ci sono entrata io"
"Signora, sto facendo marcia indietro, mi deve dare il tempo"
"Ma non è vero. Chi me lo dice? Ci sono io dentro!".
"E secondo lei che sto facendo a marcia indietro vicino ad un posto?"
"Non mi interessa, qui ci sono io".
"Vaffanculo, cafona del cazzo".
E sono andata via.

Così. Facendomi venire una vena gonfia in testa che parevo Rocky.
Perché cosa fai?
L'unico modo per risolvere diversamente dal civile una simile disputa è passare alla violenza:
-fare marcia indietro minacciando di prenderle la macchina
-farle prendere paura uscendo con l'ombrello in mano
-picchiare sul vetro fin quando non si caca sotto e se ne va.
-urlarle a due centimetri dalla faccia che se non se ne va la pisti di botte a lei e tutta la sua cazzo di famiglia al silicone.

Le ho pensate tutte e giuro, le avrei volute fare tutte insieme.
Compreso prendere una mazza da baseball al negozio di giocattoli di fronte e spaccarle la faccia e la macchina.

Ma non l'ho fatto. Sono andata via gridandole "Vaffanculo cafona del cazzo". E basta.

Perché?
Perché può capitare che io distrattamente non veda una macchina che sta parcheggiando, eppure se qualcuno mi strombazza e mi dice "mi scusi, stavo parcheggiando io", chiedo scusa per la distrazione e mi tolgo .
Ingenuamente quindi, mi aspetto che lo faccia anche chi si comporta così con me.
Ebbene in 20 anni di onorata carriera  patentata, non mi è mai, dico mai successo.

Comunque ho trovato parcheggio nella strada successiva, perdendo solo 2 minuti in più di quella maledetta stronza.
L'ho lasciata andare ma, decisamente, non l'ho digerita.
Il fatto è che la signora l'ha passata liscia, l'ho intravista nel supermercato che prendeva le sue cosine con calma e nonchalance, fregandosene della sua maleducazione del cazzo e del fatto che, nel mio intimo, le ho augurato che le succedesse in ospedale, in farmacia, alla posta quando ha un attacco di diarrea e chiede di passare avanti.

Sono rimasta arrabbiata, forse più con me per averla lasciata impunita, che con lei.

Una città di impuniti, la nostra. Mai come a Roma, tra l'altro, nel suo duplice significato.
Da noi si dice " 'na faccia da 'mpunito" per dire che ha la faccia tosta e furbetta. Infatti.

Però, malgrado il mio fegato non sia d'accordo e, devo dire, neanche la mia gastrite, rivendico il mio comportamento. Rivendico il fatto di non aver reagito con violenza fisica e di non averla pistata come l'uva!
Lo so, non è che "vaffanculo cafona del cazzo" sia proprio la risposta più zen che venga in mente però ci sto lavorando, giuro.
La prossima volta proverò a scendere con il bastone della pioggia in mano, il rumore del mare nelle orecchie, mi avvicinerò alla sua macchina con calma e le dirò "Pace sorella. Le capiterà lo stesso in un modo peggiore  e si ricorderà di me".


Dopodiché le spaccherò il vetro con il bastone della pioggia. Peace.







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